I filosofi e la musica: Elias Canetti
Quando la musica dice no
Hermann Scherchen, un direttore d’orchestra già affermato e un innovatore nel suo campo. Elias Canetti, un giovane talentuoso, di belle speranze, pensatore raffinato, che diventerà poi autore di romanzi e saggi memorabili come “La lingua salvata” e “Massa e potere”, e infine, nel 1981, premio Nobel per la letteratura.
Nel 1933 il primo invita il secondo a Strasburgo per partecipare a un convegno sulla musica. Ma non è un convegno qualunque, dato il clima internazionale in cui si svolge, la biografia del suo organizzatore e le persone che vi partecipano: artisti coraggiosi, liberi e politicamente impegnati che non intendono rassegnarsi allo spirito del tempo o farsi risucchiare nella zona grigia dell’omertà e del silenzio.
Così Canetti ricorda quell’evento che fu anche un atto di rivolta contro il nazismo: “Vale la pena di soffermarsi sul momento particolare in cui aveva luogo il convegno per la musica moderna. Erano passate alcune settimane dal rogo dei libri in Germania. Da sei mesi era al potere in Germania l’uomo dal nome impronunciabile. Dieci anni prima aveva imperversato in Germania una sfrenata inflazione. Dieci anni dopo le truppe tedesche penetravano profondamente in Russia e piantavano la loro bandiera sulla vetta più alta del Caucaso … L’organizzatore del convegno … si rifiutava di esibirsi in Germania dove sarebbe potuto salire ai massimi onori grazie a un’origine incontaminata e alla sua teutonica laboriosità. Fu uno dei non molti, e questo punto è stato sottolineato a suo merito. Allora a Strasburgo era riuscito a riunire una sorta d’Europa, un’Europa fatta solo di musicisti che avevano fede nei loro tentativi d’innovazione, un’Europa coraggiosa e fiduciosa: che tentativi sarebbero stati infatti, se non li avesse sorretti la fiducia nell’avvenire? (E.Canetti, “Il gioco degli occhi. Storia di una vita”, 1931-1937, Adelphi, 1985, p.81)
Stefano Cazzato