Cinzia Tedesco: Verdi in Jazz
In occasione della pubblicazione di “Verdi’s Mood” di Cinzia Tedesco (Sony, 2016) queste le Note di Copertina che ho avuto il piacere e l’onore di dedicare alla performance:
Sembra quasi inusuale che musicisti così amanti della più sobria tradizione jazzistica possano essere autori di una delle iniziative più autografe ed interessanti dell’anno in corso. Leggere Giuseppe Verdi secondo un umore Blue è un’intuizione formidabile ove se ne intendano la modernità della poesia ed il calore spontaneo (“popolare” si disse a suo tempo), fuor di dubbio elegantissimo.
A Giuseppe Verdi bastavano poche note e scarsi virtuosismi per evocare sorrisi o compianti. Il “Cigno di Busseto” fu un artista attento alle correnti di pensiero che attraversavano l’Europa del tempo, uno sperimentatore dotato di un senso critico al di fuori del comune e di una sensibilità poetica tale da consentirgli di entrare in immediato contatto sia col pubblico delle Platee che con quello delle “piccionaie”.
A nostro avviso, questo è il carattere sottile che viene intuito nel progetto di Cinzia Tedesco, nel suo spontaneo meravigliarsi di fronte alla drammaticità delle timbriche e ai volubili aspetti dell’immaginario sentimentale narrato dal Maestro parmense.
La performance vive sull’assoluta solidità degli assiemi, su assoli raffinati, su una verve educata ed equilibrata indotta dalla personalità forte della vocalist, respirata nelle arie rielaborate dalla metamorfosi armonica di Stefano Sabatini, pianista ed arrangiatore che muta ogni pagina classica in dimensioni moderne, siano esse elegiache, spirituali, solari o crepuscolari. L’elaborazione è tanto fedele all’immagine originale quanto espressiva nei passi contemporanei, nello swing luminoso ed emotivamente travolgente, così come nelle coloriture che richiamano sia il groove di Keith Jarrett che il Sublime di Bill Evans .
Decisivo è il contributo di Pietro Iodice nell’arrangiamento ritmico, grazie al quale la fantasia cromatica trova il Metodo, il Modus che ne dà l’impronta originale e dichiaratamente intima, finemente curato dall’estetica creativa e sobria della Base di Luca Pirozzi e assolutamente suggestivo e commosso negli interventi solistici di Giovanna Famulari.
Le Note bisogna pensarle prima di metterle sullo spartito. L’interpretazione è il veicolo del Pensiero che si fa Musica. Né meditazione né studio d’improvvisazione mancano a questo magnifico omaggio che, nel colto àmbito del jazz italiano, consideriamo squisito passo per quella Nostra Cultura così maltrattata da malingegni politicanti per i quali, dal “Nabucco “di quell’animo possente, valga il “Traggi un suono di crudo lamento, o t'ispiri il Signore un concento che ne infonda al patire virtù”. Con quanta speranza, in verità, non sappiamo.
Fabrizio Ciccarelli
1 La donna è mobile
2 Tacea la notte placida
3 Addio del passato
4 Amami Alfredo
5 Va, pensiero
6 Celeste Aida
7 Mercè dilette amiche
8 Ave Maria
9 Sempre Libera