I filosofi e la musica: Albert Schweitzer
Strimpellare è già qualcosa
Clitofonte, nell’omonimo dialogo scritto da Platone, incalza ironicamente Socrate perché gli suggerisca, al di là dei grandi proclami morali, dei concreti precetti di vita. Con tecnica maieutica Socrate lo esorta a trovare il vero bene, e quanto ai singoli precetti sarà lo stesso Clitofonte a doverli partorire.
Maieutica a parte, l’aneddoto è molto istruttivo perché non identifica la morale con questo o quel precetto, con questo o quel comportamento, ma con un leit-motiv che, una volta individuato, dovrà guidare l’intera esistenza umana, senza ammettere deroghe e cedimenti. Quello che conta è il tema, il motivo di fondo, il filo conduttore che fa da raccordo a tanti episodi e da sintesi di una vita.
A questa concezione ideale e socratica della morale sembra rifarsi uno dei più grandi uomini del nostro tempo, il filosofo, benefattore e musicista Albert Schweitzer, quando scrive che “la semplice enunciazione di virtù e doveri è paragonabile a chi strimpella un pianoforte pensando di fare musica” (“Filosofia della civiltà”, Fazi, 2014, p.124).
Una scala, un accordo, una combinazione di accordi, una canzoncina didattica o poco di più non fanno “la musica”, anche se l’impegno - in taluni casi - può essere lodevole e il risultato gradevole.
Ebbene, a volte crediamo di essere morali, ma stiamo solo strimpellando qualche buona azione. Quando addirittura non la strombazziamo, facendo un po’ di rumore. Il che non è esattamente “la morale”. Anche se, dati i limiti della natura umana, strimpellare è già qualcosa. E può essere un buon inizio, qualunque cosa ne pensino i filosofi come Socrate, Platone e Schweitzer.
Stefano Cazzato