I filosofi e la musica: Benedetto Croce
Ogni cosa è musicale, statuaria, poetica, pittorica
Cosa intendiamo quando diciamo che una musica è poetica o una poesia musicale o addirittura, restringendo il campo, jazzistica? Spesso ci capita di definire i prodotti di un’arte particolare con attributi che generalmente ascriviamo, e con un certo grado di ufficialità, ad un'altra arte o sottoarte: è infatti la musica, secondo il canone, che deve essere musicale e la poesia poetica e la pittura pittorica e così via.
Eppure forziamo le discipline, confondiamo gli ambiti, estendiamo i confini, spostando con una certa disinvoltura gli attributi estetici di qua e di là, per cui il poetico come il musicale finisce per essere un po’dappertutto.
Disinvoltura da dilettanti? La scienza dovrebbe procedere secondo categorie rigide, distinzioni concettuali, definizioni rigorose? Sembrerebbe di sì, almeno a giudicare da questo passo del filosofo italiano Benedetto Croce: Nel discorrere di poesia si dice del “musicale”, del “pittorico”, dello “scultorio”, dell’”architettonico”, che è in questa o in quella poesia. E similmente, parlando di questa o quella pittura, si dice della “poesia” che vi si nota, o del carattere “scultorio” della sua forma, o dell’incanto “musicale” del suo ritmo … Sennonché quando si va a cogliere questi caratteri per fermarli e definirli, ci si avvede che ciascuno di essi dice lo stesso dell’altro, ossia che essi hanno efficacia come metafore e modi di dire, ma non ne hanno come concetti e distinzioni logiche, né è dato esaurirli nella sistematica dei concetti perché procedono all’infinito: non si ritrova, nella poesia, solo il “pittorico”ma, all’occorrenza, il “paesistico”, il “miniaturistico”, l’”acquafortistico”, e via (“Il libro dei pensieri”, Adelphi, 2002, pp.61,2)
Croce non esclude tuttavia che si possa ricorrere a un uso disinvolto ed estemporaneo degli attributi estetici, a condizione che non si dia a questo uso un valore concettuale ma solo metaforico. Potenza del linguaggio: la metafora allude, simbolizza, ricrea, trasfigura, fa i salti mortali intorno alle cose, le reinventa e poi evoca, si riferisce a … mentre il concetto si limita a cogliere l’essenza di …
Non pensiamo quindi di penetrare l’essenza di un’arte quando usiamo dei semplici modi di dire, anche se quei modi di dire, scientificamente discutibili, per noi dicono tutto. E sono tutto: sono l’universale che si manifesta nella concretezza di un giudizio particolare e soggettivo. Prosegue Croce: Accade come nell’amore in cui cielo e terra e tutti gli aspetti delle cose del cielo e della terra suggeriscono le parole delle esclamazioni ammirative - cara, seducente, irresistibile, ammaliante, paradisiaca, angelica, divina, ecc.ecc. - e tutte non significano poi altro se non che quella donna, che si ama, si ama. Che quella donna che amiamo – aggiungiamo noi – è spettacolare, meravigliosa, statuaria, poetica, musicale … oppure che quella musica è seducente e fatale come una donna.
Stefano Cazzato