DISTRICANDOSI FRA DISCHI E CONCERTI
di Francesco Peluso
Sondaggi, referendum, audience sono termini che pervadono il nostro vivere quotidiano nella vana illusione di trovare ora un distorto consenso politico o un edulcorato concetto di democrazia diretta, ora un confuso giudizio su tutto ciò che riguarda il mondo dello spettacolo.
Tuttavia, al di là del puro significato semantico o della fuorviante architettura realizzata intorno alle parole citate, dobbiamo riconoscere che esse fanno irrimediabilmente parte del nostro DNA per quel che riguarda il gene della comunicazione. La tentazione di ricorrere a questo lessico abusato è tanta! Succede un po’ come per gli oroscopi, che inevitabilmente attirano anche i più scettici, al punto che nessuno può vantare di essere totalmente immune dalla curiosità di leggerne qualcuno, anche solo per riderci su, prestando per un attimo attenzione alle più assurde ipotesi sul nostro futuro.
In tema di classifiche musicali, chi potrebbe scagliare alcuna pietra contro il festoso urlo “Hit parade!!!”del pirotecnico Lelio Luttazzi? Quella seguitissima trasmissione radiofonica, come l’indimenticabile “Bandiera gialla” del duo Gianni Boncompagni & Renzo Arbore, ha sì offerto il fianco all’indotto commerciale del settore, ma ha pure il merito di avere introdotto molti adolescenti a quelle nuove frontiere della cultura dei fervidi ’60. Allora, considerato che il concetto più o meno spontaneo di “gradimento” è insito ormai persino nei vocabolari dei più schizzinosi, anche la redazione di NeapolisJazz ha deciso di esprimere liberamente, in ragione di un “attento ascolto”, peraltro assolutamente lontano da qualsiasi forma di classifica, un proprio giudizio di quanto musicalmente vissuto nello scorso 2015.
Andrea, vulcanico corrispondente dalla bellissima Amsterdam, a stretto contatto con il jazz ed altre creative forme musicali nord-europee, propende verso la galassia delle produzioni ECM del patron Manfred Eicher, individuando “Break Stuff” del Vijay Iyer Trio, quale disco fra i più interessanti degli ultimi mesi dell’anno.
La fresca energia del pianista statunitense di origini indiane, la propria scientificità matematica nel coniugare la musica scritta con la libera improvvisazione, nonché la straordinaria e condivisa empatia progettuale con il contrabbassista Stephan Crump e il batterista Marcus Gilmore, convincono appieno per originalità e coerenza formale. “Vijiay Iyer Trio -dichiara Andrea -ha rappresentato per me, nel suo strepitoso concerto olandese, una vera folgorazione che mi ha spinto ad approfondire la conoscenza delle sue recedenti produzioni.”
Miglior disco del 2015, a parere del nostro esperto di blues e dintorni Pasquale Totaro, è “Black Light”(ABSTRACT LOGIX), ultima fatica di John McLaughlin. Il disco, maturo, ben suonato e godibilissimo, presenta i tratti di un lavoro energico e trova un punto di grande equilibrio tra pathos e tecnica. Chiaramente sulla tecnica strumentale di McLaughlin c’è davvero poco da obiettare.
Personaggio dell’anno è da considerare Stefano Bollani: l’artista ha chiuso il 2014 con un disco di alto livello, “Sheik Yer Zappa” (DECCA), che ha fatto sentire i suoi effetti nel 2015. La sua ultima prova “Arrivano gli alieni” (DECCA) testimonia ancora una volta, insieme alle numerose trasmissioni televisive, la sua instancabile e coinvolgente opera di divulgazione del jazz.
Per Fulvio, fra buone letture, degustazioni di vini DOC ed attenti ascolti, “Yatra Vol. 3” (pubblicato dalla Label VIA VENETO JAZZ) è da considerarsi un best seller dell’anno appena concluso, individuando Enzo Pietropaoli fra i più eclettici jazzisti attualmente presenti nella scena italiana.
Chiara e Donatella, dal loro canto, esprimono pareri diametralmente opposti: se la prima rivolge lo sguardo ad orizzonti creativi dal respiro internazionale, individuando quale miglior Musicista Esperanza Spalding per la sua prorompente personalità artistica e miglior album del 2015 “The Bad Plus” (NONESUCH RECORDS) del sassofonista Joshua Redman & The Bad Plus, la seconda resta saldamente legata al mondo musicale italiano incoronando, senza alcun dubbio, musicista dell’anno Fabrizio Bosso: arte, versatilità ed anima fatte persona!
Pietro, dalla prospettica visione dei suoi preziosi obiettivi, appassionato di progressive e rock ancor prima del jazz, non poteva non rivolgere il suo entusiastico gradimento al tributo dei Quintorigo e Roberto Gatto al grande “Frank Zappa”, edito dalla INCIPIT-EGEA, con un doppio format (CD + DVD). Roberto Gatto, dal suo canto, merita un particolare plauso e il riconoscimento di miglior musicista del 2015 per la varietà dei progetti e produzioni proposte nell’anno (vedi “Sixth Sense” in Quartet con Avishai Cohen, Francesco Bearzatti, Doug Weiss e “Perfect Trio” con Alfonso Santimone e Pierpaolo Ranieri, entrambi per la PARCO DELLA MUSICA RECORDS).
Nel mio costante districarmi fra dischi e concerti, ho ascoltato nel veloce trascorrere del 2015 un cospicuo novero di produzioni discografiche e, ahimè, devo confermare quanto già sostenuto da qualche anno, ovvero che il jazz, come la musica in senso lato, propone cliché troppo scontati, forme e idee che non hanno nulla di realmente innovativo, programmazioni che molto di rado provano a gettare il cuore oltre l’ostacolo, presentando, spesso, sempre gli stessi artisti attraverso un camuffato alternarsi di progetti.
Verrebbe quasi la voglia di dire: “Il jazz è definitivamente morto?” Assolutamente no!
Certo, un po’ di maggior coraggio da parte dei protagonisti del settore, accomunato ad una più originale proposizione live e una corrispondente attenzione da parte della stampa specializzata, favorirebbe se non la completa rinascita, almeno la continuità di una forma d’arte di assoluto valore.
Tornando alla nostra scanzonata “guida all’ascolto”, mi piace stuzzicare la curiosità dei nostri lettori mettendo in cima alle mie preferenze “The Oldest Living Thing” di Fulvio Sigurtà, Steve Swallow, Federico Casagrande (CAM JAZZ), album in cui la musica sgorga dalla sensibilità creativa del raffinato Sigurtà che, grazie alla maestria di Swallow al basso elettrico e del suo alter ego Federico Casagrande alla chitarra acustica, dà vita ad un lavoro tanto originale, quanto ricercato.
Se Franco D’Andrea dispensa tutt’oggi a piene mani la sua granitica e inossidabile arte pianistica nel cofanetto live “Three Concerts – Live at the Auditorium Parco della Musica” (PARCO DELLA MUSICA RECORDS), fra i nuovi talenti del nostro osannato panorama musicale consiglio infine di approfondire la conoscenza della cantante e compositrice Vanessa Tagliabue Yorke che, con il suo “Contradanza” (ABEAT RECORDS) traccia una nuova frontiera fra musica, racconto e immagini evocative.