I filosofi e la musica: Jean Jacques Rousseau
L’armonia ritrovata
La trama di questa operetta è molto semplice: lei (Colette) perde l’amore di lui (Colin), e l’altro, un indovino, leggendo nel cuore di entrambi, riesce a farli riappacificare. Ecco, in sintesi, “L’indovino del villaggio”, testi e musica di Jean Jacques Rousseau, il filosofo dell’ “Emilio” e del “Contratto sociale”, uno dei redattori dell’Enciclopedia (cui venne affidato il compito di scrivere le voci sulla musica), l’illuminista che vide in anticipo sui tempi la rivincita romantica del sentimento sulla ragione. E che dei sentimenti, prima ancora che la ragione finisse il suo ciclo, finì per farsi testimone e paladino.
Non è raro che un filosofo si occupi di musica, basti pensare a Platone, a Agostino, a Cartesio, a Kierkegaard, a Nietzsche, tanto per fare i primi nomi che vengono in mente. Il punto è un altro: perché un filosofo si occupa di musica, al di là della comprensibile passione personale?
I filosofi sono inclusivi per definizione, vedono il mondo in maniera totalizzante e sono portati, non di rado, a inglobare nel proprio sistema filosofico (che ritengono il Sistema) elementi non filosofici, che perdono così la propria indipendenza e diventano le stampelle di una tesi da sostenere, di una battaglia da combattere. Attraverso questa strada una disciplina autonoma finisce per essere l’ancilla di una determinata Weltanschaung. È accaduto, nella storia del pensiero, alla fisica, alla teologia, alla politica, alla biologia, all’arte, e tra le arti, alla musica.
Ebbene, la musica in Rousseau (e in altri) diventa un parte del tutto, perfettamente coerente con questo tutto, cui risulta graniticamente aggrappata e strategicamente affiliata. Da qui una storia d’amore contrastata e poi riconciliata nella cornice di un villaggio contadino lontano dal “mondo”, di una pastorale delle emozioni pure e elementari, di un ritorno alla natura incorrotta e felice, di un riavvolgimento del nastro dell’essere verso Dio. Quel Dio dalle cui mani - diceva Rousseau - la natura esce perfetta, bella e godibile per poi rovinarsi in quelle dell’uomo e della civiltà. “L’indovino del villaggio”: l’armonia perduta e ritrovata. Con la forza della ragione? No. Con la profondità dell’intuizione.
Stefano Cazzato