I filosofi e la musica: Martha Nussbaum
Te la do io la musica!
La filosofa Martha Nussbaum insegna Diritto ed Etica a Chicago e conosce bene una delle attività filantropiche più benemerite di quella città: il Chicago Children’s Choir.
Di fronte alla sperequazione sociale e razziale (“i bambini dei quartieri afroamericani e latinoamericani ricevono un’istruzione non paragonabile a quella dei quartieri bianchi, o delle scuole del centro”) e alla riduzione delle risorse per l’istruzione (“le materie umanistiche, che riescono a tenere insieme gli alunni in maniera non gerarchica, vengono drasticamente tagliate nella scuola pubblica, nell’ambito della politica dell’abbattimento dei costi”), il Chicago Children’s Choir rappresenta il tentativo di colmare un vuoto democratico e di supplire funzioni fondamentali che di norma dovrebbero spettare alle istituzioni: aggregazione e socializzazione, integrazione ed educazione interculturale, sviluppo globale della persona ed emancipazione culturale, superamento dei pregiudizi e promozione di una cittadinanza responsabile. La musica, e in particolare la musica di gruppo, consente infatti di formare una coscienza basata sull’empatia e la reciprocità.
“Il progetto – scrive Nussbaum – prevede tre livelli. Innanzitutto ci sono le attività che si svolgono nelle scuole; molte di queste prendono il posto dei programmi che sono stati tagliati e sono rivolte a circa 2.500 bambini in più di 6 diversi cori in 50 scuole, dalla terza elementare alla terza media … Il secondo livello consiste nei cori di quartiere … programmi doposcuola … rivolti ad alunni da otto a sedici anni. I partecipanti si incontrano molte volte in un anno e si esibiscono in diverse parti del Paese; essi imparano una grande varietà di musiche da ogni parte del mondo e mettono in pratica così le loro competenze musicali. Infine, il livello più avanzato, il Concert Choir, probabilmente il miglior coro giovanile degli Stati Uniti, con numerose incisioni all’attivo, impegni internazionali ed esibizioni con orchestre sinfoniche e compagnie d’opera. Questo gruppo ha un repertorio che va dai mottetti di Bach agli Spirituals afroamericani, e che volutamente comprende musica di differenti culture mondiali” (“Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica”, il Mulino, 2010, pp.128-130).
Il coro di Chicago ha un alto valore inclusivo, non solo in senso sociale ma anche in senso artistico: nel suo repertorio la musica popolare sta a fianco di quella colta, la canzone americana convive con quella popolare ebraica, la musica europea con il jazz. “In un recente tour - aggiunge Nussbaum - il coro di Hyde Park si trovò a passare da Nashville, nel Tennessee, la patria della musica country, un posto la cui cultura e i cui valori restano piuttosto estranei alla maggioranza dei nordamericani delle grandi città – che a loro volta sarebbero guardati dagli abitanti di Nashville con diffidenza. Ascoltando un gruppo di musica country fuori dalla grande Ole Opry House, i ragazzi riconobbero una canzone che avevano cantato nel coro, e allora si unirono al gruppo, dando vita a un bell’esempio di inclusione e rispetto reciproco”.
Stefano Cazzato