I filosofi e la musica:Montesquieu
E’ tutta un’altra musica!
“Durante il mio soggiorno in Italia mi sono completamente convertito a proposito della musica italiana. Mi sembra che nella musica francese gli strumenti accompagnino la voce mentre in quella italiana la prendono e la elevano. La musica italiana è più flessibile di quella francese, che appare rigida. È come un lottatore più agile. L’una penetra nell’orecchio, l’altra lo scuote” (Pensieri diversi sull’arte e sulla morale, Signorelli, 1993, p.79).
Questo entusiastico giudizio di Montesquieu sulla musica italiana, sul cui merito lasciamo la parola agli esperti, confessiamolo che potrebbe inorgoglirci, e ridestare i mai sopiti sussulti campanilistici, anche perché messi a confronto con i cugini d’Oltralpe noi italiani non sempre ne usciamo a testa alta. E sopraffatti da questo ritrovato orgoglio potremmo dire: okay, adesso basta con le bollicine e il Camembert, la Saint Honoré e l’Armagnac! Noi, noi italiani, abbiamo alle spalle una grande tradizione musicale.
Non dimentichiamo però che i francesi, alle spalle, hanno il secolo XVIII e l’esprit des lois e la laicità e Voltaire e l’illuminismo e la tolleranza e tante altre conquiste civili. E ovviamente Montesquieu, che poteva permettersi di criticare il potere quando il potere non era criticabile.
Va bene: ma cosa hanno i francesi e gli italiani davanti in termini di civiltà? Gli italiani hanno il Jobs Act. E i francesi hanno un paese che fa le barricate contro il Jobs Act. È tutta un’altra musica!
Stefano Cazzato