Cinque Principi Etici Per il Musicista Professionale
Lavorare in un campo competitivo come quello della musica presenta numerose sfide, specialmente in un posto come New York City dove c’è una gran quantità di musicisti. Nella mia esperienza ho imparato che le abilità musicali non sono gli unici fattori ad influenzare gli esiti di questa competizione; la musica è un business sociale, e l’attitudine professionale ed il comportamento di una persona possono fare una grande differenza.
Fin dagli inizi della mia carriera di batterista, ci sono state molte occasioni in cui ho dovuto fare delle scelte che avrebbero determinato se avrei mantenuto un ingaggio o no. Non ho sempre fatto la scelta giusta, ma lungo la strada ho di certo imparato qualche lezione. In questo articolo condividerò cinque principi etici che ritengo importanti per chi opera in questo campo, con la speranza che funzionino da ispirazione per i musicisti che stanno facendo i primi passi nel mondo professionale.
1. Capisci perchè sei stato ingaggiato
Quando qualcuno mi offre una posizione all’interno di un progetto, mi assicuro sempre di capire bene cosa si aspetta da me. Sono la persona giusta per il lavoro solo se so di poter dare ciò di cui il capogruppo o il produttore hanno bisogno. Negli anni ho incontrato una gran quantità di musicisti pronti ad accettare ogni ingaggio purchè pagasse. Sono d’accordo che è bene essere aperti ad ogni progetto e provare cose diverse, ma l’obiettivo principale dovrebbe rimanere quello di realizzare la visione del leader. Quando decido di accettare un lavoro che è al di fuori della mia area di comfort, cerco di adattarmi in fretta. E’ possibile fare un po’ di soldi fingendo, ma se il leader finisce con il rimpiazzarti perchè non eri dedicato al progetto questo si rifletterà sulla tua reputazione. Dopotutto nessuno vuole buttare via i propri soldi, e le opinioni dei colleghi significano molto in questo ambiente.
2. Fare le propria parte” contro “mettersi in mostra” contro “mettersi in mostra mentre si fa la propria parte”
Questa è un’estensione del punto 1. Ci sono degli adattamenti che uno deve considerare a seconda delle circostanze. Alcuni progetti ti permettono di usare il tuo intero spettro musicale; altri richiedono che tu ricopra un ruolo. Ricoprire un ruolo non è necessariamente una cosa brutta. Infatti artisti altamente apprezzati lo sanno molto bene e lo tengono a mente quando lavorano come sidemen. Ricoprire un ruolo non ti impedisce di essere te stesso, musicalmente. Essere in grado di ottemperare ai propri doveri, servire la musica e simultaneamente trasmettere la propria personalità, è forse il più grande successo per un musicista!
Chris Potter parla di questo argomento in questa sezione di un’intervista:
3. Ricorda qual è il tuo posto
Alle volte capita di suonare per qualcuno che ha meno esperienza, o che è meno versato musicalmente. Questo non dovrebbe cambiare la tua attitudine professionale. Se sei stato ingaggiato è per via delle tue capacità, non quelle del leader.
Se sento di voler dare suggerimenti, tengo a mente qual è il mio posto e chi è che comanda. E’ facile lasciarsi prendere la mano quando si parla di questioni artistiche, perché ci si può coinvolgere più del previsto. Ogni progetto, pero’, ha bisogno di una persona alla guida, quindi è bene imparare a distinguere i leader che apprezzano suggerimenti e quelli che non li vogliono.
4. Tieni a mente che i tuoi colleghi devono stare al loro posto
Anche se credo fermamente nel fatto che ogni musicista possa esprimere osservazioni valide, l’ultima parola rispetto a cosa suonare su ogni strumento dovrebbe essere nelle mani di chi lo suona, a meno che non si stia lavorando ad un arrangiamento ben dettagliato. Se non suoni uno strumento non lo conosci abbastanza da interferire con l’esperienza di un tuo pari che ci si è specializzato; quindi non ci si dovrebbe spingere oltre un ragionevole consiglio. Per esempio, io scrivo musica che include un bel po’ di sezioni dettagliatamente arrangiate, ed anche se sono sicuro del mio lavoro mi assicuro sempre di sentire cosa i miei colleghi pensano delle proprie parti.
Una volta ho suonato con un gruppo in cui il leader aveva l’abitudine di indugiare un po’ troppo sulle direttive. Usava darmi disposizioni molto specifiche, fino ai minimi dettagli su dove, cosa e come suonare ogni pezzo della batteria, fino a vere e proprie sottigliezze. Una cosa piuttosto frustrante. Questo individuo non aveva le idee chiare su cosa volesse, e continuava a cambiare idea, rendendo il mio lavoro ancora più complesso. Nonostante le sue lacune facevo del mio meglio per accontentarlo, ed allo stesso tempo cercavo di mantenere il mio umore sotto controllo comportandomi professionalmente. Presto pero’ ho capito che, quando si suona, il pubblico non sa cosa è successo dietro le quinte e che tu stai eseguendo una parte che ti è stata assegnata. Sei TU che stai suonando, questo è tutto ciò che sanno e quello su cui sarai giudicato. Se sei imbarazzato da quello che devi suonare, un riesame della tua posizione è d’obbligo. Potrebbe sembrare una contraddizione con il punto 2, ma il contesto fa una grande differenza in questo caso.
5. Riconosci la differenza tra professionale ed egoista
Essere un musicista professionale significa fare bene la propria parte, essere rispettosi, puntuali, e disposti ad aiutare a risolvere problemi se questi dovessero insorgere. Alle volte se ci sono conflitti di interessi le cose si complicano, quelli sono i casi in cui il professionista si comporta diversamente dall’egoista. I musicisti camminano inevitabilmente su un percorso individualistico, perché devono fare delle scelte personali che hanno ripercussioni sulla propria carriera, questo pero’ non dovrebbe impedirci di vedere e riconoscere il lavoro dei nostri colleghi, da cui traiamo sempre beneficio. Molti musicisti jazz hanno difficoltà nel bilanciare le proprie priorità personali e gli impegni presi, è un problema piuttosto comune. Alle volte la linea che separa professionalità ed egoismo è sottile, ed è facile utilizzare la scusa del proprio legittimo avanzamento professionale per trascurare o ignorare impegni presi precedentemente. Spesso la soluzione è più facile di quanto uno pensi, e fare la cosa giusta è di beneficio sia per te che per i tuoi colleghi.
Per esempio, se ci si trova a dover abbandonare un progetto, una rete personale di colleghi può facilitare la ricerca di un sostituto e permettere al progetto di continuare senza grandi scossoni. Prendere tempo perché la transizione sia graduale, se necessario, aiuta tutti i musicisti coinvolti. Ovviamente non accettare più ingaggi di quanti si possa realisticamente seguire è un buon inizio, ed un leader dovrebbe sempre ricordare che qualunque progresso sia stato fatto è stato grazie ai musicisti coinvolti, vale la pena di tenerlo a mente prima di comportarsi egoisticamente.
E soprattutto, indipendentemente dal tuo ruolo, non scomparire il giorno del concerto!!
Questo è quanto. Tenere questi semplici principi a mente può prevenire più di un mal di testa quando si prende parte ad un progetto professionale.
Piuttosto che chiudere con un pensiero, preferisco lasciarvi con questo video. E’ un gran bel pezzo, e mi piace molto vedere l’interazione tra il produttore Daniel Lanois ed il batterista Brian Blade. Osservate come lavorano insieme; vedete per caso in azione qualcuno dei punti qui sopra?
Paolo Lattanzi
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