Le Parole della Musica
Oh, che sarà, che sarà/ che vanno sospirando nelle alcove /che vanno sussurrando in versi e strofe/ che vanno combinando in fondo al buio / che gira nelle teste nelle parole…
Fiorella Mannoia e Pino Daniele, dal vivo.
Oh Che sarà Che sarà: Chico Buarque de Hollanda (O que será? in Meus Caros Amigos, Phonogram/Philips 1976), testo tradotto da Ivano Fossati, che del grande compositore brasiliano riprese e sfiorò i lati oscuri dell’amore, le figurazioni intimiste e le tinte tenui del desiderio di cantare senza cambiare nulla del proprio sentimento, come da sempre nelle corde del Maestro di Rio de Janeiro. Da tempo si traeva ispirazione dagli artisti brasiliani, e Pino Daniele e Fiorella Mannoia erano fra i più assidui frequentatori delle linee melodiche delle storie carioca e bahiane.
2:55 in duetto con Ivano Fossati erano già stati registrati in un 45 giri di Fiorella Mannoia, pubblicato nel 1989 dalla Epic Records. Ma qui si trattava di un “lievete e’ miezzo” a cuore aperto, forte del vento della passione, equilibrato tra raffinatezze strumentali ed interpretazioni vocali di assoluta poeticità, cieli di fondi e bassifondi disegnati da fraseggi eleganti, da un saper cantare e andare che univa Rio de Janeiro ai Quartieri Spagnoli di Pino e alla Trastevere di Fiorella, cantante, attrice, conduttrice televisiva ed ex stuntwoman. La sua voce in personalissimi giochi d’ottava e nel brillante vibrato di un canto di testa e di cuore, in modo diverso ma nel profondo vicino (ottave a parte) all’Anema e Core di Pino, partenopeo nel groove e nell’intonazione quasi settecentesca di quel tenorile-sopranile, confidenziale e modulato nella dizione stilistica della Follia Lazzarona, povera e filibustiera, della Napoli orientale e africana, dello “sfizio” dello Scat mediterraneo sulla Bossa delle sua Sei Corde così densa di colori Fusion e di Blues intimo e malandrino, assonante con il contrappunto classico e World dell’amico Pat Metheny, con l’Aperto newyorkese di Ralph Towner e con il Latin Jazz di Al Di Meola.
Oh, che sarà, che sarà
che vive nell’idea di questi amanti
che cantano i poeti più deliranti
che giurano i profeti ubriacati
che sta sul cammino dei mutilati
e nella fantasia degli infelici
che sta nel dai-e-dai delle meretrici
nel piano derelitto dei banditi
Pino Daniele e Fiorella Mannoia ebbero occasioni d’incontrarsi nel Tour del 2002 con Francesco De Gregori e Ron, ed il disco Sony, risultato della registrazione all'Arena di Verona e all'Arena Parco Nord di Bologna, diventò per me Segno di una sconosciuta bellezza di una Canzone tutta italiana che conoscevo solo in parte, distratto dall’Impegno incostante delle “situazioni diverse” che volevano problematizzare neocantautori impegnati nella ricerca di dimensioni italiane alternative, in approssimativi decaloghi forbitamente jazzistici o in un rock rugoso e privo di avventure, senza pensare che, filologicamente, jazz era proprio quel che, punto dopo punto, Pino aveva trovato da tempo con i Fratelli in Nero Rino Zurzolo e James Senese, e che la Mannoia sarebbe diventata una delle nostre più raffinate e sincere Voci, ben oltre non dicano i successi commerciali e le fortunate partecipazioni a festival ed eventi vari (che, se potessimo, volentieri riascolteremmo varianti e variabili per quel suo originale e morbido registro di contralto, perfetto controcanto per canzoni d’autore storicamente sempre declinate al maschile, e che lei è sempre in grado di mutare in una Poetica tutta al femminile , libera e istintiva, coinvolgente e generosa).
Nel Duetto fluiva quello smarrimento del cuore del Pino più problematico (che poi di cuore purtroppo ci avrebbe lasciato), il neoromantico complesso e sensuale della Mannoia, l’astrazione crepuscolare di Fossati, l’esperanto alchemico di Chico nell’abbandonarsi dell’incontro, del momentaneo istante di felicità, delle nuvole nascoste dal rapido non dimenticare nel quale stringere forte l’esilità del proprio amore e la certezza che le proprie carte enigmatiche fossero sempre più combinazioni di una vita che si poteva definire al di là dell’aldilà.
E tutti gli inni insieme a consacrare
e tutti i figli insieme a purificare
e i nostri destini ad incontrare
persino il Padreterno da così lontano
guardando quell’inferno dovrà benedire
quel che non ha governo
né mai ce l’avrà
quel che non ha vergogna
né mai ce l’avrà
quel che non ha giudizio .
In Amore non c’è Ragione, aveva già cantato Pino. L’Amore “sta nella natura nella bellezza di quel che non ha ragione né mai ce l'avrà” e “chi non avrà giudizio” troverà sempre quel giusto dimenticare che permette di cercare il Giusto per la propria vita, dal momento che giusti non siamo mai.
Egozero