Herbie Hancock live in Paris, 12.5. 2023, Foundation Louis Vuitton
Tutto quello che HH può suonare e ideare è in questo live, la sua storia artistica e la sua creatività, talora discutibile, esplosa tra gli anni 70 ed i 90, la curiosità per l’elettronica, per la classica contemporanea, per il metropolitano, fermo restando che le radici Bop, più precisamente hard bop, rimangono un punto fermo della sua estetica musicale.
Certe affastellature, diciamo la verità, però attraggono poco, a partire dall’uso del flauto, a mio avviso strumento poco adatto al jazz, di alcune fratture stilistiche un po’ indigeste e di certi grovigli che paiono arrestarne il flusso narrativo del brano; però quando esce il suo animo fusion, il suo afro, il suo funk, specie quando in sintonia con l’eccellente ritmica, allora si cambia marcia e si vola, niente da discutere, il maestro dà sempre lezione di piano e di arrangiamento, secondo scelte meno policrome rispetto ad alcuni fa, e forse è un bene.
Parlare di maturità artistica non è opportuno poiché quella Mr. HH la dimostra già da un paio di decenni, possiamo però notare come il suo Sound sia meno esplosivo, graffiante e giocoso: le linee melodiche sembrano prediligere andature meno scoscese, intime e dissolte nei soli dei suoi musicisti, che seguono senza dubbio le indicazioni del maestro, e ciò vale soprattutto per i fraseggi del flauto e per i rari interventi della chitarra, decisamente adombrata da un ottimo bassista e da un ottimo batterista. Scelte del maestro perché così ha deciso di dar pausa alla carriera di organizzatore di eventi importanti (uno fra tutti, l’International Jazz Day) e di abilissimo talent scout, magari un po’ narcisista e molto concentrato su se stesso piuttosto che su ciò che dovrebbe fare come scopritore di talenti.
Il Concerto presenta momenti di assoluto interesse, ma occorre star ben attenti per cogliere le sfumature solistiche di Mr. HH al pianoforte, tecnicamente ineccepibili e dense di variazioni timbriche e ritmiche (formidabili quando segmentate nelle aperture hard bop, più gradite che nei patchwork World o nelle dissonanze) che porgono il destro per “giochi di squadra”, come in Actual Proof e in Footprints dell’amico Wayne Shorter (un altro bravissimo ma fino ad un certo punto della sua carriera, poi molto meno).
Senza voler mancare di rispetto ad uno dei maggiori protagonisti delle Blue Notes moderne non riusciamo a non dire del dubbio che ci assale circa un odor di supponenza, confessando che siamo oltremodo confusi di fronte a neanche poche tirate noiosette, ripetitive e francamente non di buon gusto. Offerta dalla ricchissima Fondazione Louis Vuitton, che di miliardi ne ha fatti mercé la follia di prezzi inauditi per borsette e borsoni, la performance ci lascia tal quale il gradimento del pubblico astante: pochi applausi convinti e tante belle mise da grande soirée pronte al cocktail del roof garden.
Come del resto Mr.HH in giacca blu, camicia candida e cache col bordò. Con nostalgia per il Trio con Ron Carter e Tony Williams, per Cantaloupe Island, Watermelon Man, Maiden Voyage, Dolphin Dance e per gli LP con Miles Davis, prendiamo il buono che pur c’è in questo Live e ci complimentiamo per gli 83 anni del bandleader di Chicago.
Fabrizio Ciccarelli
Herbie Hancock Band with Elena Pinderhugues, Lionel Loueke, James Genius, Trevor Lawrence. Piano Jazz Sessions, Fondation Louis Vuitton – Saturday, May 12, 2023
00:00 Introduction
3:14 Overture
25:46 Footprints (Wayne Shorter)
42:03 Actual proof
1:01:02 Come running to me
1:07:18 Vocoder Interlude
1:09:11 Secret Sauce
1:23:33 Phoelix
1:32:17 Chameleon (Encore)
Questa è l’anteprima del DVD Blue Ray prossimo ad esser pubblicato in Europa. Nel frattempo potete ascoltare il concerto su https://www.youtube.com/watch?v=80qCVBHueZw
Merci pour votre collaboration, Cultureboxftv