EDOARDO PESCE
SPREGEVOLE
Spregevole: un testo (di Dario D'Amato) e un’interpretazione unica (di Edoardo Pesce) che non a torto possono essere definite un vero e proprio “rosario della rabbia”. In scena dal 7 al 10 maggio al Teatro Ambra alla Garbatella di Roma e diretto dal giovane regista Gabriele Galli, Pesce affronta un monologo duro e cruento che denuncia il rancore di un disincanto svanito, quello per la propria città, Roma, alla pari di qualsiasi amore scaduto.
Si tratta di uno spettacolo totalmente provocatorio, tanto ricco di denunce verbali quanto di ricerca di riconferme delle passate aspettative: “è il racconto di un uomo che si sta perdendo - afferma Edoardo Pesce in questa sua importante prova d’attore sul palco - e nel suo ordinario giorno di follia quotidiana si ritrova solo con le sue parole e con quelle dell’Antico Testamento. Stornellatore dell’odio, dell’insofferenza, scorretto, brutale eppure appassionato, quasi lirico, il protagonista prende la Città Eterna come uno spartito e ci cammina sopra, in una discesa siderale che parte come qualcosa che dovrebbe scatenare la risata per poi sprofondare nell’amarezza”.
Un palcoscenico, uno sgabello, dei papiri dell'antico testamento, un uomo.
Sembrerebbe tutto usuale, ordinario. Proprio lì dove la normalità si mostra così chiaramente delle ferite latenti sfuggono al nostro sguardo : abbiamo davanti ai nostri occhi un uomo folle, disintegrato dal suo "mal du vivre" che, accompagnato durante il monologo da brani musicali distorti e frammentati, ci racconta la sua vita come se fosse una barzelletta, di quelle un po' amare però.
Schietto e diretto, canta e suona, urla, dialoga con il pubblico, parla dei ricordi, delle opportunità perdute...Tutto ciò in un moto continuo splendidamente sostenuto da saltuarie pause di riflessione, quasi a voler riposare la mente, quella mente che lo trasforma da ordinario uomo a folle rabbioso in un battito di ciglia.
Ma non è questo il nesso, non si tratta di un "Dr. Jekyll & Mr. Hide" in versione romanesca, tutt'altro!
Riprendendo le parole di Dario D’Amato, autore della pièce:“ si tratta di una liturgia della disperazione “; di una denuncia da parte del protagonista il quale per espiare una colpa del passato, in maniera aggressiva e minacciosa cerca di purificarsi boicottando la routine quotidiana della città eterna, scontrandosi a sua volta con le proprie problematiche familiari, gli amici falsi e tutto ciò che odia di più.
Il pubblico è divertito, non comprende se lo spettacolo sia comico-grottesco oppure se si tratti di una tragicommedia, perché effettivamente vi è un climax decrescente, che ci fa viaggiare tramite la psiche di questo povero uomo, al quale sembra che sia rimasto solo il pubblico come coprotagonista della propria solitudine...
Esattamente, questo "spregevole" è un cattivo e agli spettatori piace per questo, temerario e mai reticente ci mostra il suo coraggio e le sue paure, dalle quali si libera mediante l'aggressività verbale, lasciandoci tuttavia l’interrogativo- dogma della vita : ciò che fa è nel "bene" o nel "male"?
Non esiste una risposta, c'è solo questo “acido percorso a ritroso, dal veleno del presente a quella sofferenza che l'ha portato a spruzzarlo sul mondo; su tutto ciò che non è se stesso” (come afferma il regista Gabriele Galli ).
Con un formidabile Edoardo Pesce ed un’ottima regia a sostenerlo, senz'altro questo "Spregevole" non ha nulla da invidiare alla precedente “mise en espace” da parte di Francesco Pannofino.
Emanuele Cellini
di Dario D’Amato
Regia di Gabriele Galli
Teatro Ambra alla Garbatella , Piazza Giovanni da Triora, 15 - 00154 Roma.
10 maggio 2015