Auditorium Parco della musica di Roma, Teatro studio Borgna 29 aprile 2017
Giampaolo Ascolese Jazz …!!
Jazz history of the world
Più che un progetto folle, come lo ha definito scherzosamente il suo ideatore, poteva essere un progetto rischioso quello di raccontare la storia del jazz attraverso la musica e le parole, di intrecciare i brani di grandi compositori e musicisti con l’esigenza didattica di introdurli e spiegarli e collocarli sull’asse del tempo, andando a pizzicare qua e là differenze e analogie, a individuare origini, sviluppi, diramazioni, contaminazioni.
Eppure, sarà stato per l’ironia del suo ideatore (il batterista Giampaolo Ascolese), per l’approccio non intellettualistico che ha adottato il giornalista Gerlando Gatto nei suoi commenti, per la bravura dei musicisti, tutti di eccellente livello, per la forza emotiva ed espressiva della musica che alla fine se ne infischia e prende miracolosamente il sopravvento sugli altri registri linguistici, quale che sia stato il motivo, insomma, il progetto, folle o rischioso, è stato gradito da un pubblico affezionato non solo alla musica suonata ma anche a quello che essa culturalmente e storicamente rappresenta.
Ed è forse il marchio di fabbrica del jazz, il suo essere in divenire, la sua necessità quasi naturale di improvvisare e rinnovarsi e ibridarsi, di sfidare categorie, cristallizzazioni e confini, di misurarsi continuamente col non detto e col non sentito, il filo rosso della storia che Gatto, Ascolese e compagni intendevano comunicare (tra i compagni da segnalare la presenza del sassofonista Mauro Zazzarini premio jazz Awards miglior musicista italiano di jazz nel 2011).
Si comincia col ragtime e con le atmosfere alla Jelly Roll Morton per proseguire con “l’inno nazionale del jazz”, “When the saints go marching in”, si passa dunque alle prima contaminazioni latine del jazz, con “Caravan” portata al successo da Duke Ellington, allo stravolgimento armonico operato da Miles Davis su “Round Mindnight” di Thelonius Monk, a “Interplay” di Bill Evans, prototipo di quello che poi questo termine significherà nella storia delle formazioni jazz, a un pezzo, “Il treno”, tutto batteria, di un grande didatta come Dante Agostini, per finire con “Sing Sing Sing” di Gene Krupa.
E se vi pare che in questa ricostruzione manchino delle tappe fondamentali dell’evoluzione del jazz, avete ragione, ma queste parti sono state intelligentemente affidate nel ricordo e nella rievocazione alle notevoli composizioni di Zazzarini: un paio di blues, un bop stile Jazz Messengers, un brano, “Step by step”, che strizza l’occhio alle complicazioni armoniche di “Giants steps” di Coltrane, un funky sulla scia di Horace Silver e Cannonball Adderley e un Mambo infine.
E così la “Jazz history of the world” è fatta (per citare una brano di Vladimir Tostoff di cui si parla ne “Il grande Gatsby” di Fitzgerald).
E poi, per tornare al parlato, un ricordo di Ascolese per un amico che non c’è più, il musicista Marco Saratti, qualche aneddoto di Gatto (Monk infastidito dalla rilettura semplificante di Davis su “Round Mindnight” , Cedar Walton che rifiuta l’assolo di “Giants Steps” perché tremendamente complicato e Tommy Flanagan che deve provarlo circa una trentina di volte prima di farlo) e infine qualche buono, e doveroso, auspicio per una musica che, visto il pubblico in sala, sembra godere ancora di ottima salute benché dai primi Ragtime siano passati più di cento anni.
Stefano Cazzato
G.Ascolese batteria
F.Lento tromba
A.Beneventano piano
E.Tati contrabbasso
Guest Mauro Zazzarini sax tenore
Introduzione concerto e riferimenti storici G.Gatto