International Jazz Day All-Star Global Concert 2022
Iniziativa dell’UNESCO l’International Jazz Day, una serata di beneficenza e di speranza organizzata ogni anno nella sala conferenze all’interno dell’Headquarters dell’ONU a New York che viene trasmessa in diretta su una nota piattaforma previo invito: il 30 2022 aprile per due ore abbiamo avuto il piacere d’ascoltare nomi conosciuti ed altri ascendenti del pianeta Blue Notes.
A parte il piacere d’udire dal vivo e di partecipare attivamente ad un evento dal significato importante, abbiamo scoperto artisti poco noti in Europa (si sa, il Jazz nelle sue varie forme è un fenomeno che negli Stati Uniti vede coinvolte decine di migliaia di musicisti famosi in quell’ambito geografico, che purtroppo lì rimangono) il cui calibro artistico è, secondo i gusti di chi scrive, mal che vada è tutt’altro che trascurabile. Da elogiare la qualità tecnica delle riprese ed il notevole livello dell’acustica, problema tra i maggiori quando i concerti vengono trasmessi in diretta.
Tra i tanti, ma proprio tanti, jazzisti sul palco ne abbiamo alcuni da segnalare. Andando per ordine d’uscita on stage, la magnifica fusion in controtempi per la postura vocale soul di José James (exactly american style per l’armonica stile Stevie Wonder di Gregoir Mairet, blasonata in sequenza nel Caribe dall’insolita improvvisazione per arpa jazz di Edmar Castañeda), i caldissimi sentori Black del vocalist Gregory Porter (Marvin Gaye e Bill Whiters nel cuore), il sapido Blues declinato negli alti del sax di David Sanborn, lo slow swing nella song di Joey Alexander, l’imbattibile vivacità creativa della pianista Hiromi Huehara variegata nel solo di tromba di Jeremy Pelt e nel flou blues del contralto di Erena Terabuko, il potente e gentile crepuscolare maliano della cantante Mariaa Siga, l’ottimo contemporary spirituale e afro di Ravi Coltrane nelle indimenticabili armonie del padre John nella lettura del capolavoro A Love Supreme (senz’altro il momento più emozionante della serata), un notevole afrobeat della band del bassista principe dello slapping Marcus Miller con tanto di canto ipnotico (quasi un omaggio a Fela Kuti) ed eccellenti soli di fiati, e poi una morbida song dai colori soul ancora di Gregory Porter (che voce!) accompagnata da un quartetto veramente di gran calibro.
Parte seconda: un luminosissimo plateau medio-orientale del clarinettista Kinan Azmeh e del pianista Tarek Yamani (dal quale intuire quanto Klezmer, Balcanico e musica araba siano versanti d’uno stessa altura – o se volete figli d’una stessa Terra - donata alle Blue Notes). Momento da non perdere quello del superlativo groove del piano di Herbie Hancock (demiurgo e deus ex machina della parte artistica della performance) con Ravi Coltrane (che si conferma superbo solista) e Zakir Hussain alle percussioni nelle 16 battute in progressione armonica modale del must Cantaloupe Island (ad 1 ora e 37 minuti dall’inizio). Hancock naturalmente chiude il concerto con le voci di Lizz Wright, Gregory Porter, José James, Shemekia Copeland, Aluna Wade, Youn Sun Nah e Pedrito Martinez con quello che viene considerato, a torto o a ragione, l’inno della fratellanza universale, Imagine di John Lennon, secondo un gusto tipicamente americano di “afro fusion” (se così si può dire) che riassume il senso multietnico dell’iniziativa.
L’ inizio e la sigla finale della performance significativamente è affidata a Lovely Day di Bill Whiters, canzone del “giorno meraviglioso” amatissima anche dal pubblico più vicino al jazz, un brano R & B che è storia della popular culture.
Noi abbiamo la fortuna di essere sempre informati da un importante Ufficio Stampa newyorkese circa eventi come questo. Voi, se avete la Musica nel cuore, potete cercare su YouTube i “Live in diretta”. In ogni caso non mi sembra il caso di mancare questo appuntamento in: https://www.youtube.com/watch?v=bjURKsp9r6Q&t=4342s
Fabrizio Ciccarelli