Michel Reis, For a Better Tomorrow, Kepach Music / Cam Jazz 2023
Un album per piano solo è sempre un evento particolare dal momento che lì l’artista rivela tutta la sua cultura, il suo pathos, il coinvolgimento dell’anima non solo nei brani originali ma soprattutto in ciò che reinterpreta secondo una guida melodica ed un riverbero di armonie che ne dicono la sensibilità.
Reis è un pianista riflessivo, lucido il suo spessore strumentale; le trasformazioni della sua esperienza di fronte al Minimalismo si soffermano su angoli che avvincono in quanto cercano il flusso esistente tra il Classico ed il Contemporaneo newyorkese. Il suo è uno stile puro e lirico, ispirato, tenue ed espressivo nelle atmosfere raccolte (il favolistico di Bound Together), carezzevoli improvvisazioni di un jazz privo di orpelli che suggerisce un’emotività profonda nei tempi moderati e nei flessuosi crescendo (For a Better Tomorrow e Coal Harbour), in una percezione cromatica che può ricordare Philip Glass nella percussione dei tasti portata con leggerezza e allo stesso tempo con forte decisione (After Winter), in linea coerente al suo modo d’intendere la composizione.
Al di là di quasi inutili notazioni tecniche (sulle quali ognuno potrà trovare le connessioni ed i divari che crede) a mio avviso il trait d’union delle 11 tracce è nella poesia onirica che Reis individua nel suono “narrativo” pulito e tardonovecentesco, impressionistico nei flussi ariosi e quasi mistici (come in Chimes of Freedom di Bob Dylan), commossi e dosati nel volume, talora ancestrali talaltra luminosi e ovattati e dilatati negli accordi che, nota dopo nota, acquistano pregio per il nitore dell’esposizione.
Fabrizio Ciccarelli
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