Domenico Rizzuto Electro Jazz Ensemble, The Music Of Tony Slim Dominick, Caligola Records 2024
Per una partenza bruciante possono ingolfarsi molti discorsi se non spinti da una solida conoscenza dell’accelerazione argomentativa e della fluidità del linguaggio, specie se si tratta di Jazz Contemporaneo, rischio corso da tanti epigoni del Newyorkese e del Progressivo europeo, tanto per capirci senza far nomi. Riuscire a percorrere una linea retta con coerenza e adeguata aneddotica musicale è frutto di attenta elaborazione filologica e di un pensiero che sappia sondare adeguatamente tra le avventure elettriche più vicine al Free, al Funk e al Jazz Rock, anche questo rischio sul quale si sono infranti i sogni claudicanti di nomi anche notissimi del panorama internazionale.
Ciò premesso, ci si può anche stupire che un jazzista mediterraneo abbia la bussola giusta per orientarsi tra segni moderni di ottima cultura internazionale, ben calibrando un’attentissima cura dei dettagli e della distribuzione dei ruoli all’interno di sette composizioni originali (molto originali) ispirate ore rotundo da cinquant’anni almeno di Avant Garde, forgiando sonorità trasversali sì d’intento sperimentale ma soprattutto tanto libere quanto sagaci, spontanee, ironiche, impetuose, intense.
Prova ne è il Pink Red and Blue che dà inizio alla sessione. Estremista e fin troppo audace si potrebbe pensare: ma niente affatto… Il Movimento del Quartetto (bisogna comunque far mente locale per capire che i musicisti sono solo quattro) è sempre ascendente, dinamico, postmoderno, caratterizzato dall’uso di veementi electronics eversivi in barba al mainstream (di cui ne abbiamo in verità aabbastanza) e anarchicamente avvinghiati in primis a Charles Mingus, al Davis elettrico, a Ornette Coleman e Roswell Rudd, tradotti in passi obliqui quali Patrema, un melodico da Liberation Music che ispira tutta la vicenda grazie all’efficacia della voce Jungle della storia rielaborata al computer, e l’onirico Ol’Man in Kalema, volo trascinante tra le aspre tallonature di Elisabetta Mattei al trombone e le aperte vigorie di Alberto Brutti al contrabbasso e Fabrizio Ferazzoli alla batteria.
Per inciso, più di qualche shifter New Orleans in modus operandi Electro crediamo di notarlo: per dovere d’informazione, riferiamo che Patrema è stata scritta da Giose Rimanelli, la voce di cui sopra, intellettuale molisano-americano che l’aveva dedicata al nonno Tony “Slim” Dominik, ombrellaio cornettista emigrato a New Orleans quando nasceva il Jazz, di cui il Nostro ha reinterpretato in modo solido, acrobatico, vibrante e screziato quattro composizioni: una Storia tutta sua, e ben venga chi non perde mai la memoria dei propri Numi Tutelari.
Ulteriore prova di finezza e lodevole coraggio da parte della Caligola Records, label dalla personalità molto ben definita, una delle più interessanti da questa parte dell’emisfero.
Fabrizio Ciccarelli
Domenico Rizzuto tromba , flicorno, composizione e arrangiamento
Elisabetta Mattei, trombone
Alberto Brutti, contrabbasso
Fabrizio Ferazzoli, batteria
1) Pink Red and Blue
2) Parish Prison Blues
3) Patrema
4) Ol’ Mann in Kalena
5) Lost Baby Blues
6) Galaxy Express
7) The Origins
#in ascolto su: https://music.youtube.com/watch?v=hJL8TcJVgmI&list=OLAK5uy_lE7BvGT0rJsT5GtSnNLNkHR8v6XiHYYyc