Doctor 3
Parco della Musica Records 2014, in associazione con Jando Music
A priori, si potrebbe essere tentati dal dire che si sia trattato della solita performance accattivante, giocata sulla miscellanea Pop Songs +Evergreens del jazz, un Florilegio che in effetti avrebbe anche avuto la propria ragione di esistere, innanzitutto come “easy listening” per una Summa da proporre a livello commerciale.
Del resto, Danilo Rea è l’eccellente pianista che più ha dato lustro alle interpretazioni di Gino Paoli e Mina, nobilitandone la tempra artistica in album come “Un incontro in Jazz” (2011), “Due come noi che” (2012), ed in ben 16 album della più nota cantante italiana.
Ci fossimo fermati alle apparenze ed alla Tracklist, avremmo dedotto un’astuta vicenda abilmente concertata nelle Vie della Nonchalance.
Ma così non è e ci garba molto il fatto che un Trio, fra i più considerati degli ultimi decenni in Italia e non solo, appaia in grado di coniugare orizzonti diversi in soli eloquenti e di assoluta raffinatezza formale, ispirati ad un movimento infrequente e naturale che, più che attingere alla tecnica, guarda entro le proprie emozioni ed i propri ricordi. Certamente sia Rea che Pietropaoli e Sferra hanno nella memoria del cuore pièces che tutti ascoltavamo negli anni Settanta e che, quale conseguenza emotiva, abbiamo il piacere di rivivere diversamente tradotte, adeguate ai metodi e agli sviluppi cromati del nuovo millennio. E’ giusto che qualcosa cambi, così come cambiano i tempi dell’Etica musicale e gli indotti dell’Estetica e dell’Armonia, ed allora quelle colonne sonore sembrano assumere diverso significato per diverso moto della Storia, ora dedotte in un linguaggio forse più franco e glabro, se possibile più vero e meno retorico di quanto quei tempi, complessi anche per necessità di mercato o antimercato, esigevano.
Siamo certi che se David Bowie avesse avuto la possibilità di udire la lettura dei Doctor 3, avrebbe dimensionato “Life on Mars” in un Crescendo che ne avrebbe potenziato l’espressività notturna verso forme meno manieristiche e meno barocche, così come siamo convinti che diversa e più nobile ventura avrebbe avuto “Let it Be” se Lennon e McCartney (sinceramente mediocri conoscitori di Arrangiamento e Composizione) avessero potuto intuire In Toto l’eloquenza lirica pur insita in un pentagramma che tanto successo ha avuto per l’usuale e maccheronica benevolenza nei confronti di melodie rifrangenti, eufoniche e divaganti in orpelli sentimentali per facili ascolti a bassa tensione culturale.
Il Viaggio dei Doctor 3 nasce da lontano: dal 1997 al 2009 producono lavori che hanno la costante di presentare la canzone italiana e gli Highlights dei Beatles, di Tom Waits, di Sting, di Modugno e perfino di Mascagni, secondo il linguaggio arioso delle Blue Notes. L’itinerario, sospeso per 5 anni, ritrova oggi nuovi stimoli, declinando in Forma Standard piacevolmente jazzistica brani dei Doors, Leonard Cohen, Bill Whiters e Carole King, valenze classiche come “Cheek to Cheek” e “The Nearness of You”, che di Hoagy Carmichael e Ned Washington descrive ancora con grande delicatezza l’atmosfera nebbiosa e malinconica, nel segno occulto e solare di quel singolare Silenzio che tutti chiamiamo Musica.
Fabrizio Ciccarelli
Danilo Rea, pianoforte
Enzo Pietropaoli, contrabbasso
Fabrizio Sferra, batteria
- How Deep is your Love (Bee Gees)
- Unchained Melody (Alex North-Hy Zaret)
- No Sunshine (Bill Whiters)
- Moon River (Henry Mancini-John Mercer)
- Up Where We Belong (J.Will-J.Nitzsche-Buffy Saint Marie)
- Check to Check (Irving Berlin)
- Life on Mars (David Bowie)
- Let it Be (Lennon-McCartney)
- Will You Still Love Me Tomorrow (G.Goffin-C.King)
- Light My Fire (The Doors)
- Hallelujah (Leonard Cohen)
- The Nearness of You (H.Carmichael-N.Washington)