elisabetta antonini/alessandro contini-Revolution

Elisabetta Antonini / Alessandro Contini, Revolution, Music Vox 2024

Spesso cerco di chiarirmi un concetto che di frequente si dissolve nel ciarlìo di chi vuol parlare d’arte senza tener conto di cosa realmente significhi il termine.

Memoria filologica: Ars deriva dal Sanscrito, ove assumeva il significato di “andare oltre, produrre e progettare”.

In tal senso l’accezione assunta dai due musicisti è ben chiarita nel loro “ARS IS REVOLUTION”, dove la R viene posta tra parentesi, quasi estrapolata dal sostantivo per isolare il Noumeno “Evolution”, con chiara dichiarazione d’intenti, tanto più se si dedica l’album alle carismatiche fig ure della danza improvvisativa di Pina Bausch, alla narrativa surreale di Dino Buzzati, all’Ordinaria Follia di Charles Bukowsky, all’Afro Beat/Funk di Fela Kuti, allo charme sperimentale di David Sylvian e alla sensibilità ambientalista del fotografo Sebastiao Salgado. Si può scegliere qualcuno che rappresenti in modo più chiaro la volontà d’innovare?  

Nella performance si avverte un’urgenza primaria, quella di una sintassi poliglotta di Art Jazz, World e Minimalismo, quadri estemporanei di sfumature visionarie suggestive e avvolgenti declinate in forme  soffuse mai assertive, flessuose e oniriche come le voci composte ed evocative della Antonini e del Contini, quasi sempre in duo.

Così è nell’avvolgente plateau sonoro creato da eccellenti partners quali Alessandro Gwis, Michele Rabbia e Nils Petter Molvaer, coadiutori ideali per slittare nella pura percezione dell’atto creativo traslato in sfumature tecnico-espressive emozionanti e lineari, psichiche vorrei dire, dialoganti con interlocutori-fantasma che in realtà vivono – e con audacia – in dodici pièces arrangiate con fermezza intellettuale.

Ci lasciamo andare nell’introspezione della vocalist e del cantante-attore, voci calde e morbide per le trasfiguranti intuizioni alla tromba del ονειροπόλος nordeuropeo Molvaer, incantate nel “Fourth World” di Jon Hassell con Bria Eno: Ars Gratia Artis, sia in senso morale che estetico (i testi di Michael Rosen e della Antonini, la forza espositiva del Revolutionary di Fela Kuti, i versi di Bukowsky e di Sylvian non lasciamo spazio a dubbi) per una performance ispirata al Contemporary e, per mia personale suggestione, alle elettroniche occidentali orientaliste di Ryūichi Sakamoto al di fuori d’ ogni manierismo modernista, come nel solare lirismo della SUITE FOR PINA BAUSCH, nel pungente Afro FOR FELA per il “black president” nigeriano (certo, qui il discorso qui potrebbe ampliarsi ad libitum…), nel crepuscolo dorato del recitativo underground del “maledetto” americano Bukowsky in BLUEBIRD o nel Cielo offuscato alla Marc Chagall di DAMNED OLD MOON.

Francamente è raro che un album sorprenda sino a tal punto…

Fabrizio Ciccarelli

Elisabetta Antonini | voice – music – live effects

Alessandro Contini | voice – music – live effects

Nils Petter Molvaer | trumpet – live effects

Alessandro Gwis | piano – electronics

Michele Rabbia | drums – percuss – electronics

# da ascoltare in:

https://www.youtube.com/watch?v=oKfsaSyXMr8

 

 

 

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