Giovanni Perin 6et:
#pera
Statale 11, 2016
Pagina dopo pagina, Nota dopo Nota, sembra che il vibrafonista padovano abbia ben appreso l’arte del “sentire”, quell’arte dell’Ascolto che spesso manca a tanti musicisti dell’ultima generazione.
Certo, il Nostro ha cercato (e trovato) il contatto con i grandi Maestri, con la fluidità dell’arrangiamento, con l’attenzione alla scrittura e all’esecuzione, ma abbiamo la sensazione che il suo maggior pregio sia l’istintività, la naturalezza del gesto artistico, la spontaneità del suo pensiero jazzistico.
In tempi come i nostri, rigidi dal lato formale e spesso ipertecnici soprattutto per quanto riguarda le Blue Notes, non è facile trovare uno come Giovanni Perin, che coniuga l’esperienza del Contemporary con i toni più adamantini del Cool e dell’Hard Bop (Wayne Shorter, Joe Henderson, Johnny Griffin, Joe Chambers e naturalmente i grandi del vibrafono quali Milt Jackson, Gary Burton, Mike Mainieri), fondendo impasti cromatici e solismi eclettici in interpretazioni costantemente venate di brio e libertà lirica, con un’ottima capacità di intrecciare intensi dialoghi con gli eccellenti comprimari con i quali realizza un album comunicativo e gradevole, che dispensa le emozioni profonde di un viaggio vissuto quale preludio di un’avventura al di là dall’esser conclusa.
Sentiamo la forza creativa di Michael Brecker (“Brecker’s Tune”), la saggezza descrittiva e visionaria di David Friedman (”Conversation with Dave”), la pacata ed inquieta riflessività di un altro fenomeno del vibrafono quale Victor Feldman (“Rebuilt”), la volontà di rileggere i grandi classici alla luce di intuizioni personali e differenti (”Star Eyes” di G.De Paul e D.Raye; “Darn that Dream” di J.Van Heusen e E. De Lange), il giusto senso dell’Omaggio nei confronti di chi, come Bill Evans, ha saputo descrivere senza troppe elaborazioni cerebrali il pathos del cambiamento (“Song for Bill”), aprendo e chiudendo il proprio Dialogo con tessiture melodiche dal tono autobiografico, tra il vortice dello Stilismo del Tardo Novecento e la ricerca di un diretto contatto con la propria Fantasia.
Evviva: non Mainstream ma giudizi di valore sull’Evoluzione del Jazz…
Fabrizio Ciccarelli
Giovanni Perin: Vibes
Tommaso Troncon: Tenor Sax
Dima Bondarev: Trumpet
Tino Derado: Piano
Marcel Krömker: Bass
Diego Pinera: Drums
1.Brecker's Tune 04:18 -2. Lost In a Violet Sky 06:54 -3. Conversation With Dave 07:23- 4. Rebuilt 07:56- 5. Star Eyes 05:47 -6. Darn That Dream 08:14 -7. A Sunny Day In Berlin Town 06:38-8. Song For Bill 06:41- 9. Brazilian Night 06:17