Millennium Spirit

Millennium Spirit

Produttore esecutivo Roberto Cola, 2016

Millennium Spirit è un’interessante realtà nel panorama rock romano, un quartetto giovanissimo che intende incontrare mondi espressivi al di fuori degli schemi commerciali: testi spontanei, etica alternativa ed anti-autoritaria, distacco dalle convenzioni tecniche per una scelta di forme espressive basate soprattutto sull’impatto sonoro, colori strumentali  ”garage ”imperativi e sintetici. Il Band Leader Gabriele Castagna frequenta il Liceo “Carducci” in Roma dove ho la fortuna d’insegnare: lo incontro e gli propongo di parlare del progetto. Un esempio di “Buona Scuola”, mi sembra ...

 

D. Come mai questa scelta per il nome della Band?

R. Il nome Millennium Spirit è un riferimento allo spirito adolescenziale del secolo scorso messo in confronto con quello che stiamo vivendo: la nostra musica vuole infatti rappresentare una specie di punto d’incontro tra la rabbia e la voglia di rivoluzione del passato e la razionalità del presente, evidenziando pregi e difetti di entrambe le parti; la carica esplosiva della vecchia generazione che continua a sopravvivere nell’era dei social network.

D. Nel vostro sound si coglie una certa intenzione di comporre un trait d’union fra tendenze contemporanee ed atmosfere di un certo Rock anni 90…

R. Precisamente. Personalmente sono sempre stato attratto dalla figura del Kurt Cobain di turno che suona e canta con vigore per esprimere desiderio di libertà, e so bene che questo modello è almeno parzialmente “superato” a causa dell’evoluzione della società. Nel nostro sound c’è dunque questo intento di far “tornare” la rockstar in un contesto moderno. Credo fermamente che ciò sia più che possibile.

D. Riferimenti evidenti al Grunge ed anche al Rock anni 80, quali band e quali solisti in particolare?

R. Ho sempre cercato di far trasparire poco i miei modelli d’ispirazione, ma se devo nominare una band che ha influenzato le mie scelte musicali non posso non citare gli Iron Maiden: sono affezionatissimo all’arcinoto gruppo britannico, e molti elementi caratteristici delle mie composizioni e del mio stile di canto li devo a loro. In generale, però, più che all’Heavy Metal mi sono rifatto molto alla corrente opposta, quella del Punk: gruppi come i Ramones e i Clash mi hanno dato gli spunti per fare musica non solo giovane, ma che soprattutto ripercorra quegli slanci “anti-mode” e “incendiari” che caratterizzarono l’era del Punk rock. E’ mia intenzione ricreare, almeno durante i nostri concerti, questo scenario di protesta contro le convenzioni musicali.

D. La durata dei brani è breve, essenziale, direi sobria. Una scelta volta alla sintesi della creazione musicale e al rifiuto del prolisso di tante band dei nostri tempi?

R. No, in realtà non disdegno affatto le creazioni musicali particolarmente lunghe, che anzi ammiro per l’immenso lavoro che c’è dietro rispetto alle canzoni di tre minuti. Il fatto di scrivere canzoni brevi è semplicemente legato alla voglia di essere incisivi e di non rischiare di stancare l’ascoltatore (tra l’altro di solito quando suoniamo nei locali non ci danno molto tempo). Ma chissà, in futuro potremmo cimentarci in qualche brano dalla lunga durata.

D. Come sei “cresciuto” musicalmente?

R. All’inizio scrivevo brani molto cantautorali e con testi piuttosto scontati, tutti di tema amoroso: è la prima fase di ogni autore e non me ne vergogno, ci sono voluti un paio d’anni affinché io trovassi uno stile ironico, tagliente e spesso aggressivo. Per imparare ad osare devi prima passare per le cose semplici. Non ci sarebbe l’originalità se non ci fosse la banalità, e va appresa. Anche dal punto di vista musicale le mie composizioni si sono evolute dalla ballad melodica (alla quale comunque non ho rinunciato del tutto) a giri di accordi più rapidi e incalzanti. Ho progressivamente imparato a provocare il movimento dell’ascoltatore, attraverso frequenti stacchi in levare e breakdown.

D. Su You Tube c’è un vostro video molto interessante come storyboard e realizzazione visiva: una vera e propria dichiarazione estetica del vostro Fare Musica?

R. Il videoclip è stato fatto con pochi mezzi e poco tempo, una realizzazione casalinga e a costo zero. Il brano è “Lo Psicopatico Che E’ In Tutti Noi”, un pezzo di sfogo dal contenuto molto incisivo, sia musicalmente sia per il testo. Il video è coerente all’accento ironico del brano, e il messaggio è quello di non soffermarsi sulle apparenze (chi lo vedrà capirà il perché). Diciamo che rappresenta, almeno in parte, lo spirito del progetto. Conosciuti a fondo, tutti siamo psicopatici. Lo psicopatico che è in tutti noi è il nostro vero essere, quella parte che davvero ci rappresenta e che viene limitata e oppressa dalla società e dalla convivenza con gli altri. La canzone è un invito a tirarlo fuori per fargli prendere aria, con una persona alla quale non si ha paura di mostrarlo. In questo mondo la presenza di psicopatici è inevitabile perché lo psicopatico si annida in ognuno di noi, dobbiamo solo controllarlo quando ha voglia di uccidere. In senso metaforico, ovviamente.

D. Nei testi si nota una certa predilezione per certo Cinema Horror, per certe “presenze testuali” atte a suscitare emozioni forti e senso dell’ignoto…

R. Sono sempre stato un grandissimo appassionato di Cinema Horror, in particolare dei classici degli anni ’80: ho un’enorme libreria di film Horror e una vasta collezione di gadget e altri oggetti che riportano al genere. Questa passione deriva dalla mia profonda attrazione per ciò che è oscuro e ignoto, e questo traspare molto nei miei testi: i riferimenti alla morte e all’oscurità sono tipici delle mie canzoni, e sono soddisfatto di questo. Tutto ciò che spaventa, inquieta o impressiona attira immediatamente il mio interesse, e cosa c’è di più terrificante di ciò che non si conosce? Ciò mi spinge a calare un velo di mistero anche sulla mia musica, vorrei arrivare a far sentire l’ascoltatore a disagio. Già il fatto che il nostro logo sia un fantasma (lo abbiamo chiamato Charlie) la dice lunga. Ho riflettuto spesso sul perché di questa mania che ho da tutta la vita, ma non credo ci sia un motivo, o forse non l’ho ancora trovato. 

D. Com’è avvenuta la realizzazione del cd?

R. Ci siamo rivolti al produttore Roberto Cola, nome molto noto presso la scena Underground romana, che in circa un mese ha registrato quattro dei nostri brani, incidendoli a tracce separate con tanta professionalità quanta passione. Ci ha definiti “un gruppo adolescenziale”. All’inizio pensavo si riferisse alla nostra età (siamo tutti minorenni), poi ho capito che ascoltando le canzoni ne aveva colto messaggi e contenuti, riconoscendoli come tipici pensieri e frustrazioni dei teen-agers. E in effetti, tralasciando l’aspetto macabro, nelle mie canzoni prevalgono i sentimenti di rabbia e amore, amore presentato nei suoi aspetti più sinceri e ingiusti: non ho mai avuto un buon rapporto con esso e detesto il romanticismo spicciolo, perciò parlo d’amore in relazione al modo in cui mi fa sentire, anche a costo di non risultare romantico affatto. Registrare il disco con Roberto è stata un’esperienza divertente e formativa per tutti e quattro.

D. Sentite di poter dare un futuro a questo “Millennium Spirit”?

R. La nostra band è nata quasi per gioco, senza troppe pretese. Avevamo tredici anni appena quando è iniziato tutto e non ci aspettavamo nulla, anzi spesso anche adesso ci prendiamo in giro da soli ironizzando sul fatto che un gruppo rock non potrà mai sfondare in Italia, ma noi vogliamo solo divertirci facendo ciò che ci appassiona, cioè suonare. Ce la metteremo comunque tutta per ampliare sempre di più il nostro pubblico e per lasciare qualcosa nel cuore di qualcuno. Il rock è questo.

Fabrizio Ciccarelli

Millennium Spirit è: 

Gabriele Castagna-voce, chitarra

Riccardo Paolemili- basso

Giuseppe Avolio- chitarra

Valerio Sorrentino- batteria

 

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