Giuseppe Cucchiara, Cookin'Hot

 Giuseppe Cucchiara, Dado Moroni, Stefano Bagnoli

Cookin’ Hot

Abeat 2016

Sappiamo come sia privilegio del Trio, da Bill Evans ed Errol Garner in poi, l’espressione più diretta dei colori intimi spesso tramite armonie “diverse”, e come esso sia il luogo deputato per reinterpretazioni personali spesso “cantando” le linee melodiche e levigando le armonie, lasciando che il fraseggio voli libero nel pensiero più creativo.

 

Ebbene, l’essenza di questa splendida lezione stilistica nobilitata dai passi luminosi di Kenny Barron, Tommy Flanagan, Hank Jones , Wynton Kelly, Dave Brubeck , Red Garland, Roland Hanna e Keith Jarrett, vive nella formazione classica dell’ensemble ,da un punto di vista sia tecnico sia concettuale, nei multiformi intrecci jazzistici del pianismo composito e composto di Dado Moroni, magnificamente speziato dall’istinto impressionista di Giuseppe Cucchiara al contrabbasso e dal drumming espansivo di Stefano Bagnoli.

“Coockin’hot” è una lezione di portamento e di eloquenza jazzistica, di passione, di movimenti leggeri, di lievi passaggi che lasciano entrare in scena effetti cromatici privi di Egide manieriste e coups de théâtre stravaganti, privilegiando il Sentimento della Musica piuttosto che il Design esornativo di un perfezionismo del quale volentieri facciamo a meno, come nelle composizioni originali  “J’S Dance” e “Blues for CT”.

In tal modo il temperato incipit dell’Amor Cortese di Cole Porter ( “All of you”), lo Swing Ritrovato nella Romanza di Franz Lehar “Yours Is My Heart Alone” ("Dein ist mein ganzes Herz", da “Das Land des Lächelns, 1929; conosciutissima aria col titolo italiano “Tu che m'hai preso il cuor”, da Mario Lanza a Luciano Pavarotti , da Giuseppe Di Stefano a Mina), l’evergreen “The Shadow of your smile” di Johnny Mendel edotta in fantasia bop, la preziosa e lunare ballad “Isfahaan” di Billy Strayhorn , la popular song “Just in Time” di Jule Styne resa eterna da Frank Sinatra, Tony Bennett e Nina Simone, possono costituire un’indispensabile Dream Suite senza Tempo nella quale ripercorrere le Immagini della Storia con estro affabile e decisa personalità.

Coerente concludere la performance in moderna grammatica Blues, illuminando le Radici nel palpitante Groove in stile Art Blakey’s Jazz Messengers con“Battle Hymn of the Republic”(inno scritto nel 1861 da Julia Ward Howe utilizzando la musica dalla canzone “John Brown's Body” e divenuto una popolare e ben nota canzone patriottica americana), per un Mélange di Tradizione, Improvvisazione ed eccellente Aggettivo per Nuovi Confini.      

Fabrizio Ciccarelli

Giuseppe Cucchiara : doublebass

Stefano Bagnoli : drums

Dado Moroni : piano

1.All of You (Cole Porter) 5:07                   

2.Yours Is My Heart Alone (Franz Lehar) 3:45                   

3.J's dance (G.Cucchiara) 5:33

4.Blues for Ct (G.Cucchiara) 4:42                            

5.The Shadow of Your Smile(Johnny Mendel) 6:47                         

6.Isfahaan (Billy Strayhorn) 3:15                            

7.Just in Time (Jule Styne) 6:07                 

8.Battle Hymn of the Republic (traditional) 6:09

 

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