FRANCESCO DI GIOVANNI (Frankie's Jazz trio)
Rock in Jazz
AlfaMusic, 2017
“Questa è la musica in cui generazionalmente sono nato come musicista, una musica che mi appartiene ed a cui sono appartenuto, e che ancora oggi riesce a regalarmi grandi emozioni. Poi la vita e la mia storia mi hanno portato sui sentieri del jazz: con la maturità mi è sembrato presto un linguaggio più duttile ed universale”.
Per convinzione filologica sono portato a dar sempre parola ai musicisti perché nessuno meglio di loro sa cosa abbia indotto alla genesi di un album, sia esso convincente o discutibile.
Le parole di Francesco Di Giovanni descrivono, in tutta naturalezza, le tante strade che hanno condotto molti di noi prima a “giocare” con le note poi a farne parte essenziale della nostra vita e della nostra professione. Chi appartiene alle generazioni più attive intorno alla fine degli anni 60 e all’inizio degli 80 non può non ricordare come certi brani siano stati luogo di libera espressione, di aggregazione per “creare assieme”, per conoscere appieno e condividere le esigenze e le speranze di quei giovani (sia musicisti sia ascoltatori) che cercavano un mondo di “Lavori in corso” attraverso il quale porsi obiettivi che ancora al momento attuale sono e restano utopici. Ma chi vorrebbe mai rinunciare alle proprie utopie? Spero nessuno, e per motivi che non credo di dover sottolineare. Il Frankie’s Jazz Trio restituisce quella voglia di non togliere spazio ad una “Recherche” , ad un ritrovamento del tempo perduto, intuendo di cosa il Tempo sia composto e - contrariamente che nell’opera di Marcel Proust - senza volerne fuggire il corso.
Le riletture meglio riuscite? Forse “Hey Joe” dell’immenso Jimi Hendrix, l’inno generazionale dei Doors “Light my fire”, il filantropico excursus interculturale dei Police “Message in the bottle”, l’elegia screziata di Bob Dylan in “Knockin’ on Heaven’s Door” per il magnifico Western crepuscolare “Pat Garrett & Billy the Kid” e, visto che siamo sempre alla ricerca di qualcosa da inventare per il popolo futuro, “California dreamin’”dei Mamas & Papas, già oggetto di molte cover, tra le altre di José Feliciano, degli America , degli italici Dik Dik (nel 1966 con l’orribile testo di Mogol per il titolo “Sognando la California”) e di mediocri rivisitazioni (per dovere di cronaca, il modaiolo remix dei Global Deejays nel 2005 e l’ordinaria lettura di Sia per la colonna sonora del film “San Andreas”, 2015); segno, comunque, di un rispetto e di una dovuta considerazione per un’avventura al di là dal concludersi, come il chitarrista romano ben sa e sottolinea.
Minime o grandi che siano, le riletture danno sempre il senso di un’epoca che corre e della relativa necessità di mutare gli stilemi, di una “normalità” che Frankie sente di confrontare con la spinta vitale che solo il Jazz, inevitabilmente, può dare.
Fabrizio Ciccarelli
Francesco (Frankie) Di Giovanni – Chitarra; Giampiero Merluzzi – Basso; Alberto Proietti Gaffi - Batteria
1 California dreamin’ (Mama’s and Papa’s) 2 Hey Joe (B. Roberts) 3 Just the way you are (B. Joel) 4 Yesterday (Lennon/Mc Cartney) 5 Light my fire (Morrison/Krieger) 6 Jamming (B. Marley) 7 Isn’t she lovely (S. Wonder) 8 Message in a bottle (Police) 9 Knockin’ on heaven’s door (B. Dylan) 10 Paint it black (Jagger/Richards) 11 Superstition (S. Wonder) 12 The house of the rising sun (Popular) 13 The dock of the bay (O. Redding) 14 Let it be (Lennon /Mc Cartney) 15 Deixa isso pra là (J. Rodrigues)
Prodotto da Francesco Di Giovanni per AlfaMusic Label & Publishing. Coordinamento di produzione Lorenza Somogyi Bianchi - Fabrizio Salvatore