Francesco De Gregori
Sotto il vulcano
Caravan, Sony Music 2017
Ma perché “Sotto il vulcano”? Alle volte il cambiamento dalle origini ha il sapore del magma della fuga oppure della mancanza di punti di riferimento.
Il cambiamento però non ha mai spinto De Gregori, in direzioni opposte e contrarie, a vivere un viaggio a ritroso per scoprire le radici della sua cultura, per scoprire un mondo ingombro di scene, di detriti della Storia sovrapposti e mescolati in un quarantennio di Sacro e Profano, d’incantesimi e di belle magie da mandare, ne fosse il caso, al diavolo.
De Gregori ricorda “sempre e per sempre” i chilometri occulti dell’Urbe, le piazze trasteverine, le luci nascoste di San Pietro, le vite diverse di Roma e dei suoi borghi la domenica mattina o il sabato notte, così antichi e privati nell’In/comprensibile della sua Non Filosofia: con difficoltà riesco a separare il suo modo di essere artista dal suo essere profondamente, e nel bene e nel male, nativo di Roma, anche quando affronta temi politici nazionali, valori universali, viaggi immaginari e giudizi politici vergati “ore rotundo” quando voleva mandare in frantumi le “canzonette” per il Filo Non Logico dello stream of consciousness di Joyce o per il rimprovero ad una certa Sinistra per cui votare traendo “dall’elenco del telefono”, distante dai Boys di Veltroni e dalle adunate oceaniche di Grillo (intervista a “Il Corriere della Sera”, 31 luglio 2013). Evviva Francesco! Anarchico forse no, ma sicuramente mai servo di partito.
In ogni caso qualcosa, forse molto personalmente, mi riporta quando lo ascolto alla Metropoli del Raccordo o nei dintorni più o meno popolari del suo Liceo Virgilio e del Folkstudio in Trastevere dove si esibiva ogni settimana a fine anni 60 e poco oltre (e dove conobbi lui, Antonello Venditti, Mimmo Locasciulli, Edoardo De Angelis e Giorgio Lo Cascio), Luoghi Lasciati o meglio Luoghi Spostati in decenni di neocrepuscolarismo, neoermetismo e neoesistenzialismo denso di piccole gioie riconosciute come tali, di complesse “regine di cuori”, di freni inibitori che cedono, che indagano senza maschere vite segrete e sfuggenti “tentativi di stupire”, di limiti emotivi che bruciano fra Paradisi e Inferni nei frammenti rock alla Bob Dylan, nell’etico letterario di Leonard Cohen, molto oltre la stucchevole metafora intimista di Simon & Garfunkel e di tanti “cantautori” che sono passati, prima di lui e con minor merito, all’Intellighenzia nazionale (Paolo Pietrangeli, Roberto Vecchioni, Edoardo Bennato, Claudio Baglioni: oddio, ben poco da salvare…).
La Sony Music ha precisato come l’album sia Omaggio a Lucio Dalla (ricordato soprattutto nell’ indimenticabile “4 marzo 1943”) e contenga la registrazione del concerto tenuto al teatro Antico di Taormina il 27 agosto 2016, in occasione del tour a supporto dell'album “De Gregori canta Bob Dylan - Amore e furto”.
Già, quando pensiamo a Taormina possiamo anche pensare all’Etna vicino, ma è anche vero che “sotto il vulcano” è un modo di dire, come si fosse seduti su qualcosa che stia per esplodere, pericolo imminente perché Sotto il Vulcano c’ è il Magma; oppure, al contrario, una “quiete prima della tempesta”, un ”occhio del ciclone”, quel che c’è nell’immediato Prima dell’Eruzione. E, dunque, un Vero pagina dopo pagina, il Vero dei nuovi arrangiamenti Rock immediati e convincenti, con la partecipazione di ottimi performers impegnati a dimensionare il tenue sussurro delle Ottave vocali del Nostro in Slanci che potrebbero suonare, a chi il Nostro non conosca appieno, come una sfida dura da vincere, come nella “Leva calcistica della classe 68”, come quella, animosa ed animata, di “Vai in Africa Celestino!”, come quella, bellissima , del “nessuno si senta escluso” de “La storia”: la storia siamo noi, e lui ha ragione, e nessuno sorrida e nessuno si senta diverso.
Possiamo anche discutere sulla testualità inquieta, “mezza matta” e talora improbabile di De Gregori, possiamo non innamorarci della sua fluidità discorsiva, possiamo discutere sul lato estetico delle scelte solistiche alquanto glabre e non sempre del tutto congrue alle armonie dei pentagrammi , possiamo non sentirci in sintonia con le abilità recitative, ma è dato certo che qualunque Viaggio egli intraprenda non può mai lasciarci indifferenti perché è un uomo che da sempre sembra andare là dove le Celebrazioni Ufficiali non si sentono addosso come Doveri Discografici, come in “Sempre e per sempre” dove lo strano respiro di un tardo addio che mai avverrà lo nasconde e lo confonde, senza “perdersi mai”.
Fabrizio Ciccarelli
CD 1: Pezzi di vetro. L'agnello di Dio. La leva calcistica della classe '68. Vai in Africa, Celestino! La storia. Alice. Caterina. Sempre e per sempre. Servire qualcuno. Un angioletto come te. Come il giorno
CD 2: L'abbigliamento di un fuochista. Generale. Il panorama di Betlemme. Sotto le stelle del Messico a trapanar. Titanic. Rimmel. 4 marzo 1943. La donna cannone. Fiorellino.
Francesco De Gregori – voce, chitarra acustica, tastiere e armonica a bocca
Alessandro Valle – pedal steel guitar, chitarre e mandolino elettrico
Lucio Bardi – chitarre acustiche ed elettriche, violino su "Battere e levare"
Paolo Giovenchi – chitarre acustiche ed elettriche, cori
Alessandro Arianti – tastiera
Guido Guglielminetti – basso, contrabbasso elettrico, cori
Stefano Parenti – batteria
Elena Cirillo – voce, violino e strohviolin
Stefano Ribeca – sassofono contralto, sassofono tenore, flauto
Giancarlo Romani – tromba, flicorno
Giorgio Tebaldi – trombone, percussioni