jon balke/siwan,nahnou houm

JON BALKE/ SIWAN ‎

NAHNOU HOUM

ECM 2017

L’Al Andalus dei ritmi e delle melodie arabe dell’Iberia islamica ricondotte all’impronta originale nella quale cristiani e musulmani durante il periodo tra l'VIII ed il XV secolo vissero straordinari momenti d’arte poi tramandati all’Occidente mediterraneo, prima ancora del momento storico noto come Reconquista.

 

Glissati in movenze rinascimentali e barocche i Mille e più Anni percorsi fluiscono in  sonorità dal sapore primigenio all’interno del Mediterraneo topografico di più antica memoria, storie mozarabe di artisti che furono oggetto d’intolleranza poiché sospettati di connivenza col nemico musulmano, e che condensarono un’esperienza originalissima fra i Segni della cultura visigota e l'influenza dell’Islam. Gran parte dei testi prodotti in quel periodo furono distrutti dalla ferocia dell’ Inquisizione e quella cultura fu tramandata in maniera quasi esclusivamente orale.*

Fin dal 2009 l’Ensemble propone interessanti inferenze in linguaggio contemporaneo, in questo album rese di più ampio respiro grazie al contributo del Barokkosolistene, Storie antiche di assoluto interesse sia per la Filologia Romanza sia per la ricostruzione tecnica della Musica europea, interpretate dalla voce intensa e delicatissima della vocalist algerina Mona Boutchebak, profonda ed elegantemente sopranile fra le atmosfere medievaleggianti delle sottili trame  di arrangiamenti per archi e percussioni che sostengono l’Aria evanescente ed intimista di un album che per brevità definiremmo World, armonicamente piuttosto lontano dai deserti magrebini e dai tramonti saraceni ma pur sempre respirato fra le strutture musicali delle coste libiche e algerine ricondotte nel colto Califfato di Cordova, nel quale vissero tanti Maestri delle musiche gentili.

Cantati in Castigliano, i testi sono, tra gli altri, del poeta duecentesco Ibn al Zaqqaq, del mistico sufi trecentesco Attar Faridu Din, del drammaturgo madrileno Lope De Vega (1562-1635), di San Juan de la Cruz (in realtà Juan de Yepes Alvarez, 1542-1591), carmelitano e doctor mysticus, patrono dei poeti di lingua spagnola. 

Disegnato dalla preziosa interazione del collettivo Siwan (se non erro terzo mese del calendario ebraico corrispondente al periodo lunare maggio-giugno) nell’Ombra percussiva di Helge Norbakken, dal Tumbak di Pedram Khavar Zaminie e dal suggestivo cordofono Kemençe di Derya Turkan e illuminato dal soffuso tappeto sonoro delle tastiere di Jon Balke, “Nahnou Houm”, che in Arabo indica l’appartenenza ad una stessa Koinè (letteralmente “noi siamo loro”), è un iniziatico Viaggio della Memoria fra il Mundus Subterraneus di Atlantide e le radici magrebine del Mediterraneo, testimone di un sentimento popolare (o popolareggiante) più che della Fin’Amors dei trovatori provenzali o dell’ Amour courtois o della stilizzazione cortigiana della Scuola Siciliana di Federico II o dello Stilnovo, inquieto e visionario Passaggio nelle riflessioni trascendenti e crepuscolari del raffinato pianista e compositore norvegese.

Fabrizio Ciccarelli   

Ensemble Siwan:

Vocals  – Mona Boutchebak; Keyboards – Jon Balke; Goblet Drum [Tumbak] – Pedram Khavar Zamini; Kemenche [Kemençe] – Derya Turkan; Percussion  – Helge Norbakken.

Barokksolistene:

Violin, Leader  – Bjarte Eike; Viola – Milos Valent, Per Buhre, Torbjörn Köhl; Violin – Alison Luthmers, Øivind Nussle; Violoncello – Judith Maria Blomsterberg, Mime Brinkmann; Double Bass – Johannes Lundberg. 

  1. Duda (Words By Ibn Al Zaqqaq) 5:38
  2. Desmayar Se (Words By Lope de Vega) 2:35
  3. Castigo (Words By Ibn Al Zaqqaq) 4:45
  4. Del Rey 4:59
  5. Ma Kontou (Andalusian Traditional) 4:12
  6. Nahnou Houm 6:40
  7. Zem Zemeh (Composed By Pedram Khavar Zamini) 2:09
  8. Aun Bebiendo (Words By Attar Faridu Din) 4:30
  9. Arco Y Flecha 3:22
  10. Sin Nada Querer (Words By San Juan de La Cruz) 4:42
  11. Itimad (Words By Al-Mu'tamid Ibn Abbad) 3:56

* Il continuum dialettale romanzo parlato nella penisola iberica fu scoperto nel 1948 dai filologi  Samuel Miklos Stern ed Emilio García Gómez, scritto in alfabeto arabo e probabilmente pronunciato in glotta latina, lingua della lirica popolare della Spagna musulmana della quale la kharǧa, parte finale della muwaṡṡaha, anteforma del Sonetto italiano, testimonia una stretta relazione fra tre culture: romanza, araba ed ebraica, anticipazione delle cantigas de amigo galiziano-portoghesi che si diffusero nei secoli successivi, nelle quali la tristezza espressa dalla donna per l’assenza dell’amato ne rappresenta la Catarsi.

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