La vita e le sue maschere
Psichiatra e antropologo (ha partecipato a spedizioni in Nepal e in Macedonia nel corso di un ricerca sul campo sullo sciamanesimo) Giorgio Villa ha pubblicato saggi scientifici e opere di poesia e narrativa. E' uscito nel 2017 questo suo libro (dal titolo schnitzleriano), una raccolta di racconti brevi scritti negli ultimi vent’anni che incrociano scienze umane, passioni come il cinema, esperienze di vita e di lavoro e finzione.
Si potrebbe ascrivere questo libro sotto il genere della memorialistica privata, ma non si renderebbe giustizia né alla varietà del contenuto (la commedia umana nelle sue tante sfumature e variabili) né alla forma complessiva dell'opera. E' questa soprattutto che mi ha colpito e di questa voglio parlare lasciando al lettore il gusto di scendere di volta in volta nelle singole storie, ora divertenti ora pensose ora malinconiche, come solo può esserlo il ricordo, e anche di immedesimarcisi.
La forma, dicevamo, fa pensare alla lezione di un grande esponente dell'OuLiPo, il francese George Perec e in particolare allo spirito straniante di due suoi libri "La vita: istruzioni per l'uso" e, soprattutto, “Pensare/Classificare". Nel primo dei due libri di Perec, come in questo di Villa, si parla di un condominio. Quale topos migliore per rendere la commedia umana se non quello del condominio con le sue scale, i suoi interni, le sue tipologie umane bizzarre, dalla signora Marasca ad Agatinus Rex, dalle sorelle Malato ai coniugi Brompton, dal maresciallo de Maimonidis al compagno Grossanti? Alzi la mano chi non ha conosciuto nella sua vita qualcuno che somigli a de Maimonidis o a Grossanti! Non dico nulla di loro, ma potete immaginare. Ma è soprattutto la filosofia di Pensare/Classificare” che rende originale questo libro perché Villa ci prova, come fa Perec e come deve fare la letteratura, a mettere ordine nella molteplicità infinita e disordinata delle nostre esistenze, ci prova raccogliendo sotto categorie (i condomini, si diceva, ma anche i vicini, i motocicli, le automobili) i suoi racconti, i suoi personaggi, i loro i tic, le loro nevrosi e la loro umanità, ma -per quanto ci provi- non c'è classificazione che tenga. La vita - sembra suggerirci l'autore- ė più forte, più veloce, più instabile di noi, più varia di noi (come la collana di quei libri, la varia appunto, che comprende le eccezioni, le differenze, gli sconfinamenti di genere, quello cioè che non può essere normato e classificato).
Questo è un libro sulla varietà delle nostre vite e della nostra stessa vita, su come sono diversi gli esseri umani e su come noi stessi cambiamo, un libro sui movimenti convulsi, le passioni, le scelte che facciamo e che non sempre sono razionalizzabili e prevedibili.
C'è naturalmente la sguardo dello psichiatra in tutto questo, e cioè competenza più disincanto più indulgenza verso quelle maschere tragicomiche che potremmo essere noi. E non è un caso che Villa dedichi il libro alla memoria dei suoi maestri: Mario Trevi, Bruno Callieri, Vittorio Lanternari, Romano Mastromattei.
A proposito di Mario Trevi: in un racconto l'autore confessa che pur di rendere omaggio al suo "amato analista" avrebbe comprato una Lancia Trevi. Fortunatamente l'auto uscì di produzione quando si era deciso a farlo. E per fortuna, perché era costosissima. Mario Trevi nel saperlo "sorrise soavemente".
Com'è varia la vita e strana, mai che si possa determinare una volta per tutte, sospesa com'è tra sogno e realtà, tra desideri e realtà.
Stefano Cazzato
Giorgio Villa, Sogno e realtà, Racconti 1997-2017, Roma 2017.