RON CARTER
“Golden Striker Trio - Live at the Theaterstubchen, Kassel”
In & Out Records 2017
Ron Carter (Ferndale, 4 maggio 1937) è unanimemente considerato una delle massime espressioni viventi del jazz mondiale, con oltre sessanta anni di carriera e un numero incredibile di registrazioni alle spalle.
Il ragguardevole traguardo delle ottanta primavere non gli impedisce di realizzare attuali produzioni discografiche, per questo “Live at the Theaterstubchen, Kassel” permette, a chi ne volesse scoprire il prezioso contenuto, l’opportunità di ascoltare ancora una volta il maestro statunitense, accompagnato nell’occasione dalla coppia di partners che lo affianca dallo scoccare del terzo millennio. Il pianista Donald Vega, il chitarrista Russell Malone e Ron Carter al suo mitico contrabbasso formano il Golden Striker Trio che, in questa registrazione live effettuata nella bellissima Theaterstübchen a Kassel, propone una rilettura di alcune canzoni del Great American Songbook alternate a scritture originali del virtuoso musicista e compositore del Michigan.
Il disco scivola via, brano dopo brano, attraverso il susseguirsi di fasi corali e spunti solistici che offrono uno spaccato della storia del jazz del ‘900, in cui il flessuoso pianismo di Donald Vega, il raffinato fraseggio di Russell Malone e la didascalica lezione di Ron Carter si stagliano nitide nelle sette tracce incluse nel CD. Il lavoro presenta in apertura il gioioso svelarsi di “Laverne Walk” (a firma di Oscar Pettiford) incalzata dalla ballad “Candle Light” di Ron Carter e la movimentata “Golden Striker” (composizione di John Lewis). Immancabile è la rivisitazione di “Samba de Orfeu” (struttura a firma di Louis Bonfà particolarmente cara a Ron Carter), poi “Eddie’s Theme” e “A Nice Song” (entrambe scaturite dalla vena creativa del band leader). Il momento più intenso ed intimista si rivela nella evergreen “My Funny Valentine” (memorabile scrittura della premiata ditta Rodgers & Hart) a chiudere un’ora di elegante jazz che sintetizza la profonda conoscenza e l’ineguagliabile esperienza di uno dei maggiori esponenti del jazz dagli anni ’60 ad oggi.
Francesco Peluso
Già pubblicato su Music Magazine n°6