Gaetano Spartà
Accent
AlfaMusic 2018
Quando ebbi il piacere di corrispondere con il pianista siciliano, il primo pensiero che mi venne in mente circa il suo Accent fu questo: “un Novecentismo denso di riferimenti sia Cool che classici, impreziosito da atmosfere notturne, intimiste, pensose…molta riflessione nel comporre, una riflessione autobiografica…”
Erano solo prime impressioni, parole di getto con le quali intendevo descrivere un album intenso, non solo ben suonato ma anche ben ideato, e con una scelta di musicisti di prim’ordine, ad iniziare dall’eccellente Franco Piana, jazzista di grandissima competenza e squisito gentiluomo, come ad intravvedere nel suono sobrio, lirico e magnificamente riflessivo del suo flicorno. Non me ne vogliano gli altri bravi strumentisti che hanno partecipato alla realizzazione della performance, ma questa amicizia, a mio parere, dipinge il segno distintivo di un correre attraverso il nesso estetico composizione - interpretazione, trovando i due perfetto accordo, perfetta simbiosi artistica, perfetta affinità intellettiva nel descrivere il senso profondo dei dieci pentagrammi originali: la naturalezza, la profondità emotiva, l’affermazione del dato lirico come conoscenza della Musica e di se stessi.
Spesso ciò che si chiede al Critico Musicale è scegliere brani da indicare come rappresentativi dell’album. Nulla di più difficile per Accent, in quanto ognuno dei dieci aggiunge un significato ulteriore a ciò che precede. In ogni caso, mi sento particolarmente coinvolto dall’Incipit del Racconto, un fluente e chiaroscurale Little Waltz bellissimo in Trio, dalla fine e tenue ballad Marriage is not a good affair, dal bruno Tango siciliano Lu Baruni (torna alla memoria il “sale della terra” pronunciato dal Principe Don Fabrizio di Salina nel Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, immortale nella dizione scenica di Burt Lancaster nel capolavoro del 1963 di Luchino Visconti, splendida colonna sonora di Nino Rota), dallo struggente Blues-Gospel di Anima Nera, dal divagante nebbioso di Ogni nota come fosse l’ultima, tenuto in crepuscolare sospensione dalla B.I.M. Orchestra.
Gaetano Spartà è un compositore di assoluta sensibilità e, come pianista, ha uno stile personale e mai debordante, assorbe di Keith Jarrett, Brad Mehldau e Bill Evans essenzialmente l’eleganza costruttiva, il rimando colto, la vigile sobrietà deprivata d’ogni enfasi stilistica, lasciando agire il proprio modo spontaneo per una rivelazione di se stesso a se stesso, volendo conoscere certamente le proprie similitudini ma soprattutto le proprie certezze (ed incertezze), come accade a chi alla Musica chieda di Conoscere, Sapere ed Illuminare.
Il Jazz, così some il mondo d’oggi, ha bisogno di questi passi poetici, di questo non sentirsi mai protagonisti o demiurghi di avventure che sono sempre ancora da narrare, come insegnano i grandi Maestri del XX Secolo: da Claude Debussy a Duke Ellington, da Maurice Ravel a Bill Evans a George Gershwin. E, nel caso di Gaetano Spartà, non sono nomi scelti a caso.
Fabrizio Ciccarelli
Gaetano Spartà, piano & composition / Daniele Sorrentino, double bass / Valerio Vantaggio, drums
Special Guest: Franco Piana, flugelhorn (3,4,7,9)
B.I.M Orchestra (1,7): Marcello Sirignano, violin / Alessandro Vece, violin / Andrea Domini, viola / Giuseppe Tortora, cello
1.Little Waltz 02. 238 Corde 03. Marriage is not a good affair 04. Lu Baruni 05. Anima Nera 06. Something can be changed 07. …ogni nota come se fosse l’ultima (L.F.) 08. Welcome Mr. B.M. 09. Dietro le quinte 10. Ninna Nonne
Produced by Gaetano Spartà for AlfaMusic Label&Publishing
Production supervisor Fabrizio Salvatore