Franco Finucci Feat. Stefano di Battista, Taleia, Abeat 2018
Un ampio diagramma quello di Taleia del chitarrista Franco Finucci, un jazz evolutivo di gloriosi impasti Hard Bop sia energici in un’improvvisazione priva di artificio sia nella sommessa modulazione di malinconie leggere, nelle quali il Nostro sa narrare, meglio che in ogni altra Forma, quel desiderio di Sogno che sembra temperare in modo fluente e sentito Blue Notes votate alla modernità del Pensiero, alla tessitura di Pagine di Memoria che guardano con affetto gli scritti preziosi dei Maestri.
Non abbiamo informazioni sulla scelta di Taleia per dar nome all’album: a torto o a ragione lo associamo a quello di Talia, figlia di Zeus e Mnemosine, musa che sconfiggeva la malinconia del padre degli déi. Non sappiamo ma ipotizziamo, ragionando sulle parole con le quali Finucci presenta il disco: “Il limite tra la musica che ci sembra nota e quella che ci appare nuova…l’equilibrio tra i due volti di uno stesso desiderio”. Personalmente leggo in questa “scrittura mobile” una modestia degna d’elogio, del resto meditata negli acuti lampeggianti di Lapislazzulo per il generoso sax di Stefano di Battista, nel Volo elegante ed ebbro dell’intro Walking Up, nel Bop fluente di Dexter, certamente Dexter Gordon, uno dei sassofonisti più inquieti, creativi e poetici della “generazione aurea”, le cui doti straordinarie troviamo tutte in una performance segnata da emozioni primarie e, soprattutto, da un Suono d’Assieme (da un Diluvio d’Assieme) che rende conto della preparazione tecnica dei jazzisti italiani (cosa che naturalmente sappiamo tutti) tra i quali ce ne sono moltissimi che suonano bene, molti che sanno comporre, alcuni che sanno arrangiare e anche trovare le giuste dimensioni estetiche nella scelta di giuste figure di sostegno per esprimere i propri valori e le proprie percezioni, come nel caso di Finucci, che per la prima volta incontro e che mi lascia stupito anche dal lato strettamente artistico.
Taleia è anche nella serena dimensione autunnale di Ai Bei Ricordi e nell’ibrido della Milonga, dell’Andaluso e dell’Habanera dell’impulsivo Tango de Vita declinato in Verbo Nuevo (Astor Piazzolla docet) da Davide Cavuti all’accordion e dalle immagini di Stefano Di Battista per la pasiòn latina di Gato Barbieri, Ricordo prezioso e dissolvimento lirico che muove il cuore di chi ascolta, avvolge nelle sue poche regole semplici e nei passi indefiniti dell’abbraccio sbilanciato e passionale dell’intimità più nuda e segreta, come sempre sentono coloro che hanno da dire qualcosa in più.
Sia o non sia la Musa felice amata dal dio delle Arti Apollo, sia o non sia Altro o Chissacché: ascoltare dà brividi, quel che conta.
Fabrizio Ciccarelli
Franco Finucci : guitars, compositions
Stefano Di Battista : sax on tracks 2,4,6,7
Roberto Desiderio : drums, percussions
Davide Cavuti : accordion on track 6
Marco Di Battista : piano, keys
Gabriele Pesaresi : doublebass
1 Walking Up 2 Dexter 3 No 42 Baia Street 4 Lapislazzulo 5 Ai bei ricordi 6 Tango de vita 7 Song a Magic 8 Ai non ricordi