Pure Joy
Spirit of the wood
Abeat 2018
Joy Grifoni, contrabbassista e compositrice, e per quanto mi riguarda collega di Laurea (Lettere, Musica e Spettacolo), di “gravitazioni tonali” ne sa molto, così come di scritture musicali libere da convenzioni in nome di una bella libertà di pensiero: e Spirit of the Wood, album denso di tessiture agili e di ottimo gusto, non perde mai di vista chi ascolta e vuol derivare dal Jazz piacere e cultura più che attività teoriche di fibrillazione intellettualistica.
Le composizioni, tutte a sua firma, aprono un sipario di piacevoli teoremi letti con una calda spontaneità che avvolge e lascia tracce di Passione per “un viaggio iniziatico alla scoperta dei mondi”, per una “dimensione spirituale” ispirata al Tao e rappresentata dal Legno, “materia viva che rappresenta l’energia della crescita”, come dichiara nelle Note di Copertina.
Certamente d’energia descrittiva, e senz’altro di crescita, se ne nota nella giusta Misura delle improvvisazioni, nell’equilibrio della densità emotiva, nel saper evocare Istanti di sottile sensibilità (primus inter pares l’impressionistico tramonto french touch alla Richard Galliano di Windspeech: Fausto Beccalossi all’accordion), nel Canto Umano di Joy Grifoni in Phaunus, soffio tra gli evoluti registri alla Pat Metheny (éminence grise alquanto presente nell’intero album grazie all’abilità comunicativa dei morbidi e affabili magneti di Francesco Baiuguera alla chitarra, alla ricerca espressiva di Joy in empatia con l’agile agire batteristico di Umberto Odone).
Lo Spirito della “Strada all’Universo” del Tao, di un Movimento, di un Flusso che non ha nulla a che vedere con le mistiche occidentali, è senz’altro anche nelle diteggiature Bop di Mattia Manzoni al piano e al synth e di Stefano D’Anna al sax in Pure Joy , così come nella condivisione con i sinonimi stilistici di un eccellente e tenace sassofonista privo di parte delle dita della mano sinistra a causa di un incidente (quel Mark Turner protagonista di ottime prove con Lee Konitz, Joshua Redman, Tom Harrell ed Enrico Rava), declinata nelle Note riflessive di Mr.T ispirate all’oscura Luce metafisica di “A Love Supreme” di John Coltrane, alla cui preghiera jazzistica è anche dedicata la Quintessenza di un itinerario mistico Centro di quelle meravigliose Melodie, non ancora ossessionate dalle devozioni roventi dell’Antimondo del Genio più innovativo che, a mio avviso, il Jazz ricordi.
Fabrizio Ciccarelli
Joy Grifoni : doublebass, voice / Fausto Beccalossi : accordion / Stefano D'Anna : tenor and soprano sax / Mattia Manzoni : piano, synth / Umberto Odone : drums
1 – Scarlet River 2 – Windspeech 3 – Phaunus 4 – Lioness 5 – Gsus Bless Ya 6 – Pure Joy 7 – Shy 8 – Mr..T