Mistura, Whales, Emme Record Label, 2019
Definire un album come Whales del quintetto Mistura è innanzitutto un gran piacere per chi ami l’avanguardia e la contaminazione, tanti sono i riferimenti stilistici e soprattutto le idee che agitano la mente di chi ascolta: idee mai confuse, solide, avveniristiche e allo stesso tempo inerenti un sapore arcaico e ancestrale tessuto in falde jazzistiche che si dipanano tra l’elettronico di Miles Davis e la metafisica di John Coltrane, attraversando con lucidità formale le trame urbane e ipnotiche di Hip Hop ed Etnica.
Nutro da sempre sincera ammirazione per chi sappia condividere il dialogo jazzistico con le pulsioni più contemporanee, new wave per così dire, affinate nei suoni “alternativi” dell’elettronica quale tappeto sonoro per strumenti tradizionali quali il sax (Lorenzo Fontana), il piano (Gabriele Manzi), la chitarra (Valerio Marchetti), le percussioni (Neney Santos), avvolti in quel soundscape degli effetti DJ Set (Tiziano Ribiscini) che anima il senso della sperimentazione.
Azzardando la definizione, sembra di entrare in un Art Jazz dalle atmosfere futuribili e oniriche, distinte da solismi rarefatti e intensi, da interpretazioni originali e persino rischiose di capolavori storici come “In a silent way” di Miles Davis, del quale vengono interpretati i tratti più visionari con la magnifica introduzione del suono buio e pastoso del Didgeridoo, fiato ad ancia labiale degli aborigeni australiani, probabilmente uno dei primi aerofoni nella storia dell’umanità, con il colore evocativo dei magneti chitarristici del Marchetti, degli scampanellii di Neney Santos e del lirismo del sax di Fontana.
L’Incipit appare come una “dichiarazione d’intenti” chiara e perfettamente mantenuta nell’intera performance, a partire dal titolo “Whales” (balene) che porta direttamente alla meraviglia del “canto” delle Megattere da tempo individuato come “suono puro” della comunicazione e della Natura da difendere (peraltro ormai notissimo alla relaxing music e utilizzato anche nella musicoterapia), un gutturale e dolcissimo suono forse ipotizzabile per il linguaggio prima del linguaggio dell’ homo habilis, storia della nostra storia, così come storia della nostra storia sono i 75 battiti cardiaci di “Notturno”, le volatili architetture recitative di “Pioggia di primavera”, il lunare preludio coltraniano della title track, il clima progressive di “Head Hunters” enunciato dall’effetto vocalistico del flauto (e come non pensare all’estro di Ian Anderson con i Jethro Tull?) e l’espressività misteriosa di “Mistura” (nome che già di per sé è enunciazione dell’obiettivo musicale).
“Mistura” come idea della proporzione dei suoni, creatività, fluido evanescente, unione di tempo e spazio, voce che intercettiamo nell’anima dei protagonisti e che sicuramente ogni anima può (dovrebbe, potrebbe) capire.
Fabrizio Ciccarelli
Valerio Marchetti alla chitarra,Lorenzo Fontana al sax, flauti e voce, Gabriele Manzi, al pianoforte e tastiere, Neney Santos, alle percussioni e voce e Tiziano Ribiscini al djset, elettronica e didgeridoo
- In a Silent Way 02:50 2. Notturno 04:55 3. Dancin' Around 03:07 4. Pioggia di Primavera 05:10 5. Preludio di Whales 02:28 6. Whales 07:09 7. Mistura 06:42 8. Preludio di Head Hunters 01:14 9.Head Hunters 07:38