Brian Eno & Karl Hyde
Someday World
Warp, 2014
La ricerca stilistica e melodica che ha contraddistinto ogni evento discografico di Brian Eno trova oggi un ulteriore elemento di scoperta, conducendo nel proprio mondo interiore Karl Hide, voce, chitarra e synth degli Underworld, non esattamente una personalità immune dall’istinto visionario che riconosciamo quale prima identità musicale di un album fortemente voluto da questi due cultori dell’Inusuale e delle forme più emotive del Rock elettronico.
Brani da porre in risalto: il post-funky di “Daddy's Car” , il Groove onirico e metropolitano di “Man Wakes Up”, l’elaborato JazzRock tribale di “When I Built This World”, il vigore frammentistico di “Man Wakes Up”, che rimanda alle accelerazioni evolutive di Robert Fripp, straordinario ed eclettico contemporaneista con cui Eno perfezionò sperimentalismi che da decenni sono punto di riferimento per il Progressive ed il metodo Guitar Craft.
E’ inutile compiere ardite elucubrazioni sulla filologia della performance, tentare di trovare affinità con passate suggestioni o con antichi Viaggi con questa o quell’altra band, anche se non può passare inosservato un certo debito alla collaborazione con i Talking Heads di David Byrne o con i Roxy Music: l’impronta cromatica è sempre quella di un evidente mutualismo chiunque Eno decida di ospitare e coinvolgere nel suo progetto di Etica/Poetica, che muove ogni limite della creazione nell’ambito protetto della propria indipendenza da stili e formalismi, esaltando le potenzialità espressive del Soggetto prescelto.
Così è anche in “Someday World”, Mondo della Meditazione e del Minimalismo, un sistema di interconnessioni globali ed intuizioni primordiali e panteiste, ideate per un’orchestrazione che sia organismo unico con cui entrare in sintonia attraverso un atto mistico di liberazione delle energie. Per questo motivo la scelta del polistrumentista Fred Gibson e del sassofonista Andy Mackay, del Drumming di Will Champion e di John Reynold, che garantiscono equilibrio e coincidenza fra semplicità dei mezzi e ricchezza dei bisogni, identificazione perfetta con il libero svolgersi di un’evoluzione solo apparentemente telematica o computeristica, in realtà del tutto naturale e positiva.
Fabrizio Ciccarelli
1.The Satellites
2.Daddy's Car
3.Man Wakes Up
4.WitnessIt Down
6.Mother Of A Dog
7.Who Rings The Bell
8.When I Built This World
9.To Us All
Brian Eno – artwork, production, brass, piano, synthesizer, keyboards, bass, guitar, program drums, drums, vocals, background vocals
Karl Hyde – cover photograph, guitar, vocals, harmonica, tambourine, piano, synthesizer, talking drum, background vocals
Tessa Angus – background vocals
Will Champion – electronic drums
Marianna Champion – background vocals
Nell Catchpole – violin, viola
Kasia Daszykowska – voice
Darla Eno – voice
Don E. – bass synthesizer, clavinet
Fred Gibson – production,[1] piano, drums, bass, guitar, synthesizer, brass, background vocals
Georgia Gibson – alto saxophone, tenor saxophone, baritone saxophone
John Reynolds – drums
Chris Vatalaro – drums
Andy Mackay – alto saxophone