cesare pastanella afrodiaspora-the round trip

Cesare Pastanella Afrodiaspora, The round trip, AlfaMusic 2019

Ascoltando senza saper nulla del progetto e delle preferenze di Cesare Pastanella Afrodiaspora per The Round Trip, si ha la sensazione di un album che respiri di libertà e di rivincita, di una storia che parte dal Sud America nei paradigmi tradizionali dei generi transamazzonici spinti al di là delle Ande, del Jazz, del Caribe e delle spiagge degli “dei danzanti” del Candomblé brasiliano.

Sarà un errore per i musicologi, ma credo sia sempre giusto così: prima ascoltare poi osservare in modo “critico”, o razionale, se si crede.

In ogni caso, dando libero corso all’ascolto dei versi cantati (cantati bene, benissimo, dall’intenso interpretativo di Rosanna D’Ecclesiis) e dando una scorsa ai titoli e agli autori delle canzoni volute – immaginiamo fortemente volute dal percussionista – la Ratio una volta tanto ci viene in aiuto, confermando la percezione iniziale di un canto libero, inno al Pathos dei popoli violentemente colonizzati in quel mondo tutto particolare nato dal “commercio triangolare” degli schiavisti europei che fecero carne da macello degli africani tradotti nelle nuove Terre, Chiesa di Roma consenziente (alla faccia dell’amore universale del Vangelo) e consenzienti Nazioni che avrebbero poi attinto agli ideali libertari illuministici evidentemente solo per beneamati affari loro, Francia ed Inghilterra in primis, quando si discuteva se i neri avessero l’ anima oppure no (come dal Trattato di Tordesillas del 1494 in poi; e non continuiamo poiché quel lungo capitolo di storia infame dovrebbero, o potrebbero, conoscerlo tutti).

Chiariamo: non si tratta di un “disco politico” tout court , ma la nostra Coscienza si muove, eccome, ai versi di Cimarròn ispirati a “Los Negros Esclavos” dell’etnomusicologo e antropologo cubano Fernando Ortiz (“Me voy caminando con cadenas…con la espalda destruida de la colonizaciòn…por lo demàs me doy al bosque y luego vuelvo con una revoluciòn”). I Cimarrones, schiavi fuggiaschi, si organizzarono in comunità indipendenti e combatterono contro i negrieri per liberare altri schiavi. Molte comunità di cimarrones furono spazzate via proprio per questo motivo mentre altre lo furono nel XIX-XX secolo in seguito al disboscamento delle foreste.

Non un disco politico tout court, ma ancora si sottolinea il carattere cosmopolita del credo umano e musicale del Pastanella in Into the new world (“Made of melted traits/Made of different peoples…I feel something common/Music, dances and chants…Ancient traits and mutated cultures/ elevated art from nasty premises “) e View from the top (“All humankind/All living beings/Without any kind of difference/Without any kind of prejudice”). Ma se questa non è “politica”, allora cosa lo è?

Anche da un punto di vista musicale molto volentieri ci sentiamo di scegliere: dalle “catene spezzate” di Reina de Africa al sentimento delicato di Drume Negrita, dal superlativo avvolgente Sara della magnifica regina maliana Rokia Traoré (artista straordinaria di cui qualcuno in Italia finalmente si ricorda) all’introspezione carioca di Samba do avião del grande maestro Antonio Carlos Jobim, con l’essenziale contributo jazzistico di Nando Di Modugno alla chitarra e Francesco Cinquepalmi al basso.

Dunque, come ascoltare The Round Trip, “andata e ritorno” di un viaggio definitivo che dietro tutte le composizioni sa di quell’Africa dispersa ma madre di più di metà del mondo (appunto Afrodiaspora) e non di fatui folklorismi, che gira dentro e intorno a melodie e parole composte da autori del Mali, Costa d'Avorio, Capo Verde, Brasile, Cuba, Perù e Stati Uniti, quali avventure spirituali per la World Music di brani originali scritti da un artista che assapora a fondo l’Afro Blue di Mongo Santamaria e Oscar Brown in un “ritorno” che è premessa di una nuova “andata” e di un ciclo che speriamo inizi senza fermarsi mai?

Semplice, forse: lasciarsi andare, chiudere gli occhi e immaginare. Immaginare di viaggiare, Logos escluso. Il Viaggio più vero. Se di Viaggi può ancora dirsi in questi tempi ipermaterialisti ,strani e illogici.

Fabrizio Ciccarelli

Cesare Pastanella: percussions, drums, marimba, balafon, synthesizers, piano, vocals, background vocals

Rosanna D’Ecclesiis : vocals, background vocals

Nando Di Modugno : classical, acoustic, 12 string and electric guitars, guitar synth

Francesco Cinquepalmi : double bass, electric bass, Venezuelan cuatro, background vocals

Leo Gadaleta (violino, viola e violoncello in View from the top).

  1. Reina de Africa (Javier Ruibal)
  2. Cimarròn (Cesare Pastanella)
  3. Drume negrita (Eliseo Grenet)
  4. Issa (Colin Laroche de Fèline, Dobet Gnahorè)
  5. Fina estampa (Isabel Chabuca Granda)
  6. Sara (Rokia Traorè)
  7. Obatala (Afro-Cuban traditional)
  8. Afro blue (Mongo Santamaria, Oscar Brown)
  9. Into the new world (Cesare Pastanella)
  10. Samba do avião (Antonio Carlos Jobim)
  11. Filosofia (Vasco Martins)
  12. View from the top ( Cesare Pastanella)

Production coordination: Fabrizio Salvatore & Alessandro Guardia

 

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