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Ettore Fioravanti, Opus Magnum, Alfa Music 2019

Troppe parole tolgono spazio ad una consistenza estetica che vuole librarsi oltre ogni sintassi jazzistica ed oltre ogni confine stilistico. E quindi ne diremo poche poiché Ettore Fioravanti nel funambolico Opus Magnum ne ha da dire su linguaggi armonici complessi e raffinati avvertiti quale Corpo essenziale di una ricerca iniziata da decenni: linee di grande incisività, margini espressivi di un mordente abbaglio tra i pensieri contemporanei di avanguardie e narcotiche abilità strumentali che cercano un Free lampante, visionario, sostenuto, collettivo, sfaccettato in misure avvampanti di lirismo tanto distonico quanto perfettamente istintivo negli interventi solistici di Marco Colonna ai clarinetti e Pasquale Mirra al vibrafono e alle percussioni, retti dall’energia spigionata da Igor Legari al contrabbasso e dall’acume fiammante del batterista romano.

Opus Magnum, “magna opera” quale Summa di un itinerario alchemico di trasformazione e ridefinizione che avvertiamo fortemente voluta per un album in parte “acido”(Clausi Prandium e Mines) in parte saettante di swing (Sagitta) e memorie classiche (splendido l’affabile crepuscolo del memoriale cameristico per Ludwig Van Beethoven tratto dall’Allegretto della Settima Sinfonia), là dove si respira l’infinita intelligenza di Charles Mingus, Steve Lacy, Ornette Coleman e Max Roach, chiosata dall’intimità pensosa di Scendi Valerio e dall’effluvio batteristico di Colombina (lezione delle lezioni di un docente sempre in prima linea, dalla Scuola Popolare di Musica di Testaccio allo storico centro culturale del Saint Louis e al Conservatorio Santa Cecilia in Roma come eccellente insegnante di Batteria e Percussioni Jazz).

Una Lezione di preziosa inventiva limata nelle otto composizioni originali, impulsi melodici sofisticati e spigolosi, armonicamente liberi e filtrati da un Sound limpido ed irruente in egual misura, complesso come complessa è la realtà dell’Arte contemporanea, vera e onirica e a tratti ustionante nel condividere in Quartetto un’Idea Futura quale solo sa chi, come Fioravanti asserisce, “degli strani equilibri del jazz, fra vincolo e apertura, collettivo e individualità, pancia, testa e cuore”.

 

Fabrizio Ciccarelli

Ettore Fioravanti: batteria, percussioni, composizione (eccetto 3 di Marco Colonna e 6 di Ludwig Van Beethoven)

Marco Colonna: clarinetto, clarinetto basso

Pasquale Mirra: vibrafono, percussioni

Igor Legari: contrabbasso

1)    Clausi Prandium                                        

2)    Artica                                                                          

3)    Mines                                                                                     

4)    Sagitta                                                                        

5)    Antipatico                                                                    

6)    Allegretto                                                        

7)    Silvis                                                               

8)    Scendi, Valerio!                                                         

9)    Colombina                                                                  

10) Hirundines    

Production supervision Fabrizio Salvatore                    

 

 

 

 

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