Lorenzo Vitolo, Changing Shapes, Challenge Records 2020
Lorenzo Vitolo nel suo album d’esordio, Changing Shapes, a fianco di Rafael Abdalla al contrabbasso e George Potamianos alla batteria. In qualche modo lascia andare al ricordo dei versi di Dante: "Trasumanar significar per verba / non si porìa; però l’essemplo basti / a cui esperienza grazia serba" (primo canto del Paradiso, vv. 70-73). E, se questa musica è in grado di evocare l’elevazione dantesca dai limiti dell’umana contingenza, un motivo c’è. Tentiamo di descriverlo.
Le “forme mutevoli” scelte per il titolo suggeriscono una determinata condizione esistenziale ed uno stato certo di una ricerca estetica. In effetti, la performance vive su toni levigati, eleganti, intimi, metafisici, ove corrono le esigenze primarie di un pianista riflessivo il cui centro d’interesse sembra la melodia nel lirismo delle sue composizioni, nelle pagine dedicate ad un interplay fine e poetico al massimo grado. Un unico brano non originale, il capolavoro Blue in Green di Miles Davis, riletto secondo una luce fluttuante attenta al Moderno, inquieta e istintiva, così come istintivo è il passo musicale del ventiduenne pianista napoletano, aperto quanto meditativo e attraversato da tensioni vibranti.
In questo plateau l’esordio inquieto di Unusual Muse, il battito introspettivo di Beyond Desire, il notturno delle ballad Vicinity e Apart (Bill Evans nel cuore, e non è poco), la forte sospensione modernista di Unspoken Words (Keith Jarrett nel suo più allocutorio divenire), il conclusivo swing disinvolto e agile di Next Stop, hard bop quale prova d’artista in colloquio con le brillanti idee ritmiche di Abdalla e Potamianos, due ottimi cultori di Jazz contemporaneo.
Vitolo è un talento davvero interessante, in possesso di cultura classica e spiccata sensibilità per le Blue Notes. E’ uno di quei giovani pianisti italiani studiosi di Cultura ad ampio raggio che, a mio avviso, finirà per imporsi all’attenzione della Critica e del pubblico poiché dal suo modo di comporre s’intuisce libertà, passione e serietà, e dal suo modo di suonare si percepisce naturalezza e sincerità.
Più che sterili notazioni tecniche, valga il Pathos che muove queste “forme mutevoli”, questo vento di cambiamento.
Fabrizio Ciccarelli
Lorenzo Vitolo-piano e composizione (exc. 3, Miles Davis)
Rafael Abdalla – contrabbasso
George Potamianos- batteria
1.Unusual Muse 07:50
2.Beyond Desire 06:35
3.Blue in Green 05:02
4.Vicinity 09:01
5.Unspoken Words 06:08
6.Apart 06:13
7.Next Stop 07:07