STEFANO COPPARI, SCAR LET, AUAND RECORDS 2020
Se c’è un futuro per le Blue Notes credo sia nella delimitazione sempre più ampia dei territori di confine, confini che peraltro non appartengono a nessuna Arte né tanto meno alla musica, oggettivando (o soggettivando, nel migliore dei casi) il proprio io cartesiano di studi e ascolti con ogni struttura emotiva proveniente dal meraviglioso abisso dell’Inconscio nel quale fluisce ogni passione, anche quella meno prevedibile da parte dell’artista. Sta poi a chi ascolta decifrare quelle carte, avvertire ciò che si sente di avvertire, sentire il quid che le lega alla propria esperienza ed ai propri gusti; fatto che avviene solo quando le “carte” si rivelano in tutta la loro naturalezza ed in tutta la piacevolezza che riescono a suscitare in noi.
E dunque, nel novero di queste autori di “carte”, è Stefano Coppari, uno di quei musicisti che ritagliano dettagli di provenienza poliglotta e multiforme: avanguardia jazz e non jazz, febbrili irrequietezze moderniste, contatti classico-novecenteschi, ambient e minimalismo, progressive, post cool e jazz rock: Scar Let il suo album per l’Auand Records.
Gli slittamenti stilistici della sua chitarra viaggiano alla ricerca di una sintesi di Blue Notes che tutti attendiamo, che siano forme “diverse” oppure mainstream, lasciando a quest’ultimo termine lo stesso significato che egli stesso, bravo a pavimentare il proprio Violaceo (Scarlet) di fessure luminose nelle abilità di tastiera e magnete, indica nell’originalità delle sue composizioni e nell’intenso interplay con bravi comprimari abili a cogliere il senso del suo discorso musicale (l’eleganza pianistica di Nico Tangherlini e l’efficacia della sezione ritmica, Lorenzo Scipioni al contrabbasso e Jacopo Ausili alla batteria).
In linea col soggettivismo ispiratore dell’album condensato nel contrasto dell’immagine di copertina tra il neoclassico di una mano alla Canova e lo sfondo assoluto di un rosso violetto post moderno, scegliamo il plateau visionario di Verde Come, nubi notturne d’un controtempo intimista, il buio trascendentale di Alt Her Ego, alter ego rarefatto illuminato dalla silenziosa brillante evoluzione in Crescendo per piano-contrabbasso-batteria toccato dalle rime quiete delle note alte della Sei Corde, il chiaroscurale swing-rock (si conceda il neologismo) di Piagura, il crepuscolare Valse Musette La Mouffe del celebre pianista rumeno Johnny Raducanu scomparso nove anni fa, al cui festival celebrativo del 2018 il quartetto si è affermato come vincitore, omaggio sentito come passo essenziale dell’anima secondo una memoria affettuosa che fa veramente piacere ascoltare, poiché i Maestri non devono mai esser dimenticati.
Fabrizio Ciccarelli
Stefano Coppari (chitarra, loops, comp.1, 2, 5, 8)
Nico Tangherlini (pianoforte, comp.7)
Lorenzo Scipioni (contrabbasso, comp.3, 6)
Jacopo Ausili (batteria)
01 Verde Come
02 Alt Her Ego
03 Maine Coon
04 La Mouffe (comp. J.Raducanu)
05 Mojmak
06 Earthbeat
07 Piagura
08 Scar Let
Da ascoltare:
Verde Come: https://www.youtube.com/watch?v=dqlTGfSa3w0
Alt Her Ego: https://www.youtube.com/watch?v=MAQjhTVr-Mk
Piagura: https://www.youtube.com/watch?v=oz2sfXaPcHg
La Mouffe: https://www.youtube.com/watch?v=FDR3UQ1_ImQ