Eugenia Munari
Challenge
Philology 2011
“Challenge” è davvero una Sfida, un ideale tappeto “vamp” disegnato da melismi ampi e variati in frammenti diversi, sostenuti dall’intelaiatura di ciò che la vocalist Eugenia Munari ha scelto come proprio Songbook e che assume i colori di una continua metamorfosi, rimanendo coerente al repertorio che da anni ha scelto come propria autentica dichiarazione di poetica e di libertà espressiva.
Le doti maggiori che riconosciamo alla Munari (figlia di Piero e nipote di Gegè: la storia della batteria italiana) sono la versatilità e la duttilità interpretativa, qualità da vera cantante di Blue Notes che ama indagare con ingegnoso eclettismo in quasi tutti gli ambiti dell’emozione.
Evidentemente Eugenia Munari è giunta, e si sente, ad un deciso progresso professionale e, soprattutto, esistenziale: ciò che il Blue, la Bossa e i migliori pentagrammi italiani possono dare corrisponde alla sua maturazione o, per meglio dire, alle sue esigenze estetiche. Il trasporto con cui affronta le performance è naturale e sentito, le tessiture armoniche fluiscono in escursioni di ampio respiro, “a tutto tondo”, donando una personale sintesi del passato ed interessanti virate verso il futuro. Insomma, abbiamo la sensazione che “Challenge” non sia affatto un punto d’arrivo quanto invece una piroetta non virtuosistica che le darà sicure soddisfazioni poiché potrà procurarle il Nome di musicista calda e concentrata non solo negli aspetti tecnici ma anche (e questo sarà il passo decisivo) nel “feeling”.
Presa visione dei formidabili strumentisti con cui Eugenia ha inciso l’album, ascoltiamo la tracklist e ci accorgiamo di quanto l’incisione sia in realtà un lungo dialogo ideale col pubblico, fatto di leggerezza ed agilità nell’affrontare situazioni musicali differenti: occorre esser semplicemente“bravi”per dar vita a tutto questo e, se“bravi”non si è, non si riesce a comporre medley con “Tenderly” e “Amore baciami”, o con “Fly Me To The Moon” e “Le tue mani”.
La voce di Eugenia è cortese e galante, amabile e affabile. Quando occorre è anche pungente e sferzante: segno di flessibilità intellettuale e poliedrica creatività. Carezzevole l’incipit (“My Greatest And Last Love”), deliziosa e tiepida “Amazonas”, plastica e suadente “Alfie”, sorridente e morbida “Tenderly-Amore baciami”, mobile e affascinante “Fly Me To The Moon-Le tue mani”. Poi l’elevata e vibrante lettura di “Ain’t No Mountain High Enough” (1966: splendida “R&B Soul Song” della Tamla Motown per Marvin Gaye e Diana Ross & The Supremes), l’aromatica e temperata “Papo furado” di Irio de Paula, l’incantevole e verticale “Can’t Help Lovin’Dat Man” di Jerome Kerome e Oscar Hammerstein (scritta nel 1927 per il musical “Show Boat”, evergreen sognante nel mood di Ella Fitzgerald, Shirley Bassey, Lena Horne e Barbra Streisand; quest’ultima forse accostabile al tepore della Nostra). Poi ancora una calda session nella brasilidade bahiana di Caetano Veloso (“Mel”), nel soave “easy living” di Harold Harlen (“I’ll Wind”) e, a ben concludere, in due tracks live all’Alexanderplatz di Roma: la bellissima “chanson d’amour” di Charles Trenet "Que reste-t-il de nos amours” e la sinuosa “Have Yourself A Merry Little Christmas”, il cui testo è un invito a trascorrere giorni gioiosi, dimenticando tristezze e assenze (vezzosa e nitida la versione di Judy Garland in “Incontriamoci a St.Louis”; grandiose quelle di Frank Sinatra, Kenny Burrell, Ella Fitzgerald, Diana Krall, Aimee Mann e Oscar Peterson; minimale quella di James Taylor e mediocremente pop quella di Perry Como; misera e calligrafica la spartana visione -udite, udite!- di Claudio Baglioni).
Il piacere dell’equilibrio e l’apertura culturale, la discrezione e la mobilità: l’aria di una “sfida” che non corre tanto sul mero esercizio delle corde vocali, semmai sulle emozioni serene di un volto libero del Melos italiano.
“Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta”(Khalil Gibran, Il Profeta, 1923).
Fabrizio Ciccarelli
- My Greatest and Last Love: 2. Amazonas; 3. Alfie; 4. Medley: Tenderly/Amore Baciami; 5. Medley: Fly Me to the Moon/Le Tue Mani; 6. Ain't No Mountain High Enough; 7. Papo Furado; 8. Can't Help Lovin Dat Man; 9. Mel; 10. Ill Wind; 11. I Wish You Love; 12. Have Yourself a Merry Little Christmas.
Eugenia Munari: voce; Franco Piana: tromba, flicorno; Gianni Savelli: flauto, sax; Riccardo Biseo: pianoforte (#3,#4,#6); Irio de Paula: violão; Gegè Munari: batteria (#3,#4,#6); Eddy Palermo: violão, chitarra; Marco Loddo: contrabbasso (#2,#3,#4,#5,#6); Antonello Vannucchi: pianoforte (#1,#9); Gianfranco Benigni: violoncello (#3); Claudio Ugolini: viola (#3); Elvin Dhimitri: violino (#3); Giuliano Bisceglia: violino (#3); Alessandro Marzi: batteria: percussioni (#2,#5); Angelo Barboncini: chitarra (#9); Pierino Munari: batteria (#9); Tiziana Bacchetta: coro (#6); Stefano Sabatini: pianoforte (#11,#12); Francesco Puglisi: contrabbasso (#11,#12); Nicola Angelucci: batteria (#11,#12).