EMANUELE SARTORIS E DANIELE DI BONAVENTURA, Notturni, Caligola Records 2021
Esistono artisti la cui personalità non può esser compresa ascoltandone due o tre dischi: Sartoris e Di Bonaventura sono esempi che vengono in mente, data la poliedricità delle loro innumerevoli performance.
Notturni non è un album mainstream, non è il plus ultra della complessità, è una sorta di Summa irrazionalistica – e non sul limite della prudenza – della gradevolezza dell’ascolto, della cultura otto-novecentesca a disposizione di due apprezzati talenti che riescono a mettere assieme una lucida imprevedibilità nel nobile connubio tra Classica e Jazz attraverso l’uso personale di due strumenti per natura in linea fra loro per decorativi melodici e formule avvolgenti.
Notturni è l’orientarsi dei due musicisti in una categoria estetica nella quale l’approccio ad ogni frase si carica di notevole tensione espressiva ( La volta celeste) accentuata dall’uso assai sofisticato dell’armonia e del ritmo (L’Aurora), dando valore alla modernità della ricerca del Suono, all’onirismo dell’interpretazione, centro filosofico del comporre un album levigato da una conoscenza strutturale e da una curiosità intellettuale oscillante tra elegie impressionistiche e intime riflessioni, tra toni standard jazzistici animosi e dissonanti (Il Plenilunio) e cifre umane dinamiche e angolose (La fine dei tempi).
Più che significativo è iniziare con il Notturno Impromptu di Frederic Chopin e del suo Notturno n.9. 1, unico brano non originale, riletto nella parte melodica dal fraseggio crepuscolare del Sartoris e dal lirismo sospeso del bandoneon del Di Bonaventura, una chiara dichiarazione del Pathos che domina la bellezza della tensione emotiva di un album tanto filologicamente legato al Blue onirico del Romanticismo, raffinato quanto immediato.
Fabrizio Ciccarelli
Emanuele Sartoris- piano, composizione
Daniele Di Bonaventura – bandoneon, composizione