Count Basie,The Atomic Mr. Basie, Capitol 1955, vinile 2022
Count Basie era un grandissimo pianista, persino sobrio e dotato di un naturale buon gusto: sembrò quasi impossibile quando divenne l’artefice di una delle più calde orchestre swing della storia del Jazz. Con poche note e assoluto disinteresse per il virtuosismo nonostante il suo apprendistato con Fats Waller, si presentava sul palco in smoking prevalentemente scuri (ma purtroppo americani di fattura, pertanto anche orribili nelle nuances rossastre e bluastre, improbabili i suoi papillon) e con un sorrisone bonario e accogliente in un volto pienotto con occhi furbacchioni ed una bella pancia nascosta dietro il suo piano gran coda, che sapeva accarezzare come pochi (ascoltate i suoi Live della Pablo a Montreux). Le sue band furono portentose, eccellenti gli arrangiamenti liberati nella compattezza delle sezioni orchestrali: celeberrimi gli impasti armonici per i suoi aurei ottoni disegnati dalla fluidità delle pulsanti ritmiche che esaltarono gli storici soli di Lester Young al sax tenore e Buck Clayton alla tromba (nulla da invidiare in questo disco quelli di Thad Jones, Al Grey, Eddie "Lockjaw" Davis e Frank Foster, fiatisti ispirati da un magnifico swing e da un groove calibrato e mai eccessivo).
The Atomic Mr. Basie fu scritto ed arrangiato da Neal Hefti, a lungo collaboratore prediletto da Basie: un album che parte alla grande con The Kid From Red Bank con la vigoria trombettistica di Thad Jones e Snooky Young ed i soli di Eddie Davis al sax, parabole mordenti di un’energia clamorosa swingata con classe e punteggiata dai commenti pianistici del Count in Midnite Blue, Splanky e Li'l Darlin. Un album considerato tra i 500 migliori del Jazz da riviste specializzate quali Down Beat e Billboard e da giudizi di autorevoli critici musicali; non la pensiamo allo stesso modo, in quanto noi secondo il vinile è ben al di sopra dei 100. Ma le classifiche servono solo a poco, a pochissimo, come tutti sappiamo. Importante è ascoltare e trarne, ognuno secondo la propria emozione, il Pathos più vicino, Il sentimento più adeguato, il ricordo più attivo, la citazione più amica e somigliante.
Nella versione in triplo cd sono presenti bonus tracks, registrazioni degli stessi anni, una gradevole aggiunta alle perentorie verticalità di Hefti.
Della cospicua discografia del Count questo album è sicuramente una perfetta descrizione, leggera e trasparente, di quel che fece brillare per le superlative qualità dei suoi solisti e per la solidità di un assieme perfezionato dal Blues che egli aveva nell’anima, quasi irraggiungibile per tutti gli ensemble che vollero trarre lezione dalle sue performances con Harry “Sweet” Edison, Joe Williams, i Kansas City 7, Roy Eldridge, Joe Turner, Oscar Peterson, Frank Sinatra e l’immensa Ella Fitzgerald.
Nel 1939 raggiunse tale popolarità che fu scritturato con la sua band per ben 5 films (in quei tempi nel cinema degli USA lo swing era spesso asse portante per coreografie alla Fred Astaire e Ginger Rogers , un sogno tutto americano di uno chic presentato come accessibile a tutti: propaganda, null’altro che propaganda) incidendo evergreen come Jumpin’ at the Woodside, One O’Clock Jump, Every Day I Have the Blues, April in Paris, Fly me to the Moon, Swingin’the Blues, All of Me, Blue and Sentimental, che sono ancor oggi un punto di riferimento insostituibile per le Blue Notes orchestrali.
E qui ci fermiamo, consapevoli d’aver detto quasi nulla del Count del New Jersey per quegli anni in cui un certo Duke produsse mirabilie senza alcuna volontà di sfida, anche perché Basie di sfide poco s’interessava, pur avendone vinte tante senza alcuna volontà combattiva ma con un’aperta voglia di dir altro dal Be Bop ed in seguito dal Cool, sintassi poco a lui congeniali, intese come troppo al di fuori del suo gusto popular e della sua passione per le grandi sale. E, considerati il suo carattere da bandleader, il suo blues vaudeville, la sua spiccata simpatia per attori e ballerini ed i suoi gusti musicali Harlem Style confermati nel celebre "Basie and Eckstine Inc." del 1959 col vocalist Billy Eckstein e gli arrangiamenti di Quincy Jones, diversamente non avrebbe mai funzionato.
Basie organizzò ottimi ensemble per concerti dal vivo sino al 1983, quando, convertitosi forse per amor d celebrità o non sappiano cosa alla Massoneria della feccia capitalista di Boston ed Harrisburg (dove pur fu firmata la Dichiarazione d’Indipendenza del 1776), ci lasciò il 26 aprile 1984 per un tumore dopo aver suonato persino su una sedia a rotelle.
Passione autentica e pochissimi passi falsi, dallo stride piano allo jumpin’, al suo ritmo-guida per vocalizzi di sax tenore e trombe, vero ponte tra i vecchi stilemi ed l’inconfondibile sound delle grandi orchestre degli anni 40-60.
Un grandissimo, senza dubbio.
Fabrizio Ciccarelli
- "Kid from Red Bank" (Basie, Neal Hefti) 2:38
- "Duet" 4:10
- "After Supper" 3:22
- "Flight of the Foo Birds" 3:21
- "Double-O" 2:45
- "Teddy the Toad" 3:40
- "Whirlybird" 3:46
- "Midnite Blue" 4:25
- "Splanky" 3:35
- "Fantail" 2:50
- "Li'l Darlin'" 4:47
- "Silks and Satins" (Jimmy Mundy) 4:05
- "Sleepwalker's Serenade (Alternative Take)" 3:37
- "Sleepwalker's Serenade" 3:39
- "The Late, Late Show" (Roy Alfred, Murray Berlin) 2:52
- "The Late, Late Show (Vocal Version)" (Alfred, Berlin) 3:02
Personnel
Wendell Culley — trumpet
Snooky Young — trumpet
Thad Jones — trumpet
Joe Newman — trumpet
Henry Coker — trombone
Al Grey — trombone
Benny Powell — trombone
Marshal Royal — reeds
Frank Wess — reeds
Eddie "Lockjaw" Davis — reeds
Frank Foster — reeds
Charles Fowlkes — reeds
Count Basie — piano
Eddie Jones — bass
Freddie Green — guitar
Sonny Payne — drums
Joe Williams — vocals (track 16)
Neal Hefti — arrangements (tracks 1–11)
Jimmy Mundy — arrangements (tracks 12–14)
Listen: https://music.youtube.com/watch?v=PQSu43sx_WU&list=OLAK5uy_mjSgNPwyZghiJQoCpRdolvA5KgpJoa7Fk
https://open.spotify.com/album/10l9GvNgkuRCNstbOgz2mG?autoplay=true#_=_