Gato Barbieri, Chapter Three: Viva Emiliano Zapata, Impulse! 1974
Leandro Gato Barbieri, una delle massime voci sassofonistiche del Jazz, poco più che ventenne decise di uscire dall’ambito musicale piuttosto provinciale della sua Argentina per approdare con furiose speranze a Roma, dove aveva sentito si riunissero nomi importanti della scena internazionale: musicisti non di mainstream ma artisti proiettati verso le nuove tendenze. Tra loro incontrò Don Cherry, ex trombonista di Ornette Coleman, col quale di lì a poco incise due ottimi dischi editi dalla Blue Note, e a Gato non sembrò quasi vero esser entrato dalla porta principale del jazz in brevissimo tempo: evidentemente i produttori dell’importantissima casa discografica avevano ben intuito le grandi potenzialità di un solista di enorme forza ed impatto, un leader naturale capace di disegnare orbite brevi che sfociavano in poche battute in grida sui sovracuti del suo sax tenore, per poi rallentare e innalzarsi di nuovo in un uragano di graffi solistici tumultuosi e aggressivi, assoluti protagonisti del Groove degli album a suo nome.
Così fu nell’album di Giorgio Gaslini “Nuovi sentimenti” ove duettò con l’esplosivo Steve Lacy meditando a fondo in dialoghi drammatici mordenti e rabbiosi esibiti, per comunità di spirito, con Dollar Brand, un pianista fautore di Blue Notes intrise di negritudine e voli pindarici tra un’ottava e l’altra.
Tanto lavoro in sala d’incisione e tanti concerti prima di arrivare alla convinzione che quel retaggio latino che si portava dietro prima del suo arrivo in Europa doveva esser lanciato ad un uditorio internazionale più vasto, più vasto ancora di quello raccolto, per la medesima sintassi, da Dizzy Gillespie, Stan Getz, Joao Gilberto, Tom Jobim e Luiz Bonfa: ma le sue intenzioni erano assolutamente diverse così come il suo carattere esagitato e le sue convinzioni politiche (il titolo dedicato ad Emiliano Zapata, il rivoluzionario messicano più amato dal popolo sudamericano, dice tutto circa il suo esistenzialismo rabbioso ed il suo estremismo nell’uso di veementi attacchi e spole mordenti nel caraibico di improvvisazioni punteggiate sul registro acuto sovrastante gli insegnamenti ritmi latini del suo direttore d’orchestra Lalo Schifrin, il più importante jazzman di quegli anni, come possiamo ascoltare nella celeberrima colonna sonora del disperato crepuscolo antiborghese del film di Bernardo Bertolucci “Ultimo tango a Parigi”.
El Gato sorprendeva per il suo stile che pur doveva molto a Sonny Rollins e John Coltrane, melodrammatico e implacabile in quegli slanci emotivi che poi, col tempo, si chiusero per mancanza di strutture in linea col suo Look bizzarro in occhiali scuri e l’immancabile Borsalino afflosciato sulla fronte, segno di un 1968 rabbioso mai concluso per il sassofonista di Rosario. In ogni caso lo slancio trascinante della sua forza d’emissione indusse molti musicologi a denominarlo come il Coltrane del Mondo Latino per il suo modo di suonare senza freni, amico/nemico di Astor Piazzolla nel timbro leonino dal quale fluisce quel calore espressivo sincero e avvolgente che caratterizza il terzo dei quattro Chapters incisi per l’Impulse Records, sintesi delle sue precedenti esperienze musicali, ponendo all’inizio la malinconica Milonga Triste, superata per sua necessità vitale dall’aggressività ritmica di Lluvia Azul e dalle percussioni impulsive e quasi deliranti di Viva Emiliano Zapata, esplose su un riff circolare frenetico, delirante e popolare in bordate grintose e trillanti ai limiti del Free nel suo modo di suonare un Jazz divorante, roco, stridente e illimitato, forse egocentrico ma sempre a disposizione dei suoi sempre eccellenti comprimari, come in questo Chapter Three audace nelle sue deflagranti emotività sudamericane volute nei propri album da Carlos Santana, Pino Daniele, Ennio Moricone, Charlie Haden, Oliver Nelson, Don Cherry e Carla Bley.
Fabrizio Ciccarelli
Gato Barbieri – tenor sax and compositions
Bass Trombone – Alan Raph
Bass, Fender Bass – Ron Carter
Drums – Grady Tate
Electric Guitar – Paul Metzke
French Horn – Jimmy Buffington, Ray Alonge
Percussion– Luis Mangual, Portinho, Ray Armando, Ray Mantilla
Piano, Fender Rhodes – Eddie Martinez
Piccolo Flute, Flute, Alto Flute, Alto Saxophone, Baritone Saxophone – Seldon Powell
Trombone – Buddy Morrow
Trumpet, Flugelhorn – Alan Rubin (tracce: 2 to 4, 6), Bob McCoy (tracce: 1, 5), Randy Brecker (tracce: 1, 5), Victor Paz (tracce: 1, 5)
Tuba, Flugelhorn, Bass Clarinet – Howard Johnson
1 Milonga Triste Written-By – Homero Manzi, Sebastian Piana 5:00
2 Lluvia Azul 7:44
3 El Sublime 5:51
4 La Podrida 4:46
5 Cuando Velva A Tu Lado (What A Difference A Day Makes) Written-By – Maria Grever, Stanley Adams 5:27
6 Viva Emiliano Zapata 6:06 Acoustic Guitar, Electric Guitar – George Davis
Da ascoltare in https://www.youtube.com/watch?v=Er0BTB-DZRA&list=PLfRcAAxNWyjPOVTtET5zrgKhvLKiBJvE
Brani consigliati: Milonga triste, Viva Emiliano Zapata, Cuando vuelva a tu lado.