igor legari-arbo

Igor Legari, ARBO, Folderol Records 2022

Dionisiaco e visionario, distonico e metropolitano, forte nei suoni e incendiario nelle interpretazioni, ideato in paralleli fluttuanti tra il magnifico vibrare ligneo del clarino basso e l’esuberanza del sax baritono su un plateau ritmico estroso e battente, estemporaneo nelle improvvisazioni e nelle armonie sia caustiche che liriche, costruzioni musicali molto ben delineate secondo un’inventiva Free che (lasciando per un attimo il discorso strettamente Jazzistico) a mio avviso evoca in linguaggio contemporary certi bagliori fulminanti del rock New Wave dei Morphine – non fosse altro che per la costituzione strumentale del trio.

I nove brani sono gesti implacabili nell’interazione tra i corposi inserti dei fiati e gli effetti striati sui piatti e sui dinamici fruscii sul Rullante e sui Tom di Ermanno Baron,  “coltranismi” di segno Art Ensemble of Chicago (si noti l’omaggio al bassista Malachi Favors, uno dei più creativi del 900), liberi e verticali nelle soluzioni afro-americane di un tribalismo magnificamente “addentato” nei sovracuti creativi del sax e del flauto di Marco Colonna abbagliati dai tocchi d’archetto e dall’inventiva pensosa del contrabbasso di Igor Legari, compositore di un Arbo opportunamente traslato in termini visivi dall’Artwork in copertina di Giulia Napoleone, artista che nella sua punteggiata sfera ipnotica lega il senso emotivo dell’album ai cromatismi di un’estemporaneità acida e onirica.  

Plasma di Arbo l’inaccessibile isola dell’Oceano Atlantico meridionale, metafora delle impervie navigazioni cinquecentesche dell’ammiraglio portoghese Tristão da Cunha perduto sulla rotta del Capo di Buona Speranza, ricordate nell’omonima traccia e nel mito dell’Ultimo Conoscibile, la “terra di fuoco e di ghiaccio”, verosimilmente l’Islanda, perduta nell’Atlantico del Nord e citata nei resoconti di viaggio dell’esploratore greco Phyteas (Ultima Thule), rarefatto e dinamico nel melodico Beat pulsante di Stomp e nel lirismo del walking del contrabbasso del Legari ad introdurre il movimento contemplativo del soffiato del clarinetto basso in  Bom.

Un album che naviga nello spazio personale di Igor Legari, innovativo nella narrazione, caldo negli intagli sempre aperti ad un onirismo umbratile dal respiro ampio che suscita intense emozioni in chi intende ascoltare un Jazz immaginifico privo di barriere.

Fabrizio Ciccarelli 

Igor Legari, contrabbasso

Marco Colonna, clarinetto soprano e basso, sax baritono, flauto

Ermanno Baron, batteria

1.Stomp 05:31

2.Arbo 04:41

3.Bom 04:01

4.Malachi 08:54

5.Ocelot 05:43

6.Callao 03:52

7.Roca 01:32

8.Tristan Da Cunha 05:06

9.Ultima Thule 03:44

In ascolto su:

https://music.youtube.com/watch?v=Gi_TK34kQf8&list=OLAK5uy_nmid-lO02eyz_K2l8-DJN26yVOIqV8sQM

 

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