julian cannonball adderley-somethin'else

Julian Cannonball Adderley, Somethin' Else, Blue Note 1958, ristampa 2022

Caso particolare quello di Somethin’Else: ce ne chiediamo il motivo senza giungere ad una conclusione accettabile, un po’ come accadde per Davis, del cui quintetto faceva parte proprio Adderley, ovvero un grandissimo emergente con un affermato e ammirato sassofonista che decise di dar vita ad un album con la partecipazione di quello che in realtà era il suo datore di lavoro. Evidentemente Davis ne aveva perfettamente intuito le qualità, Davis, uno che di talenti (come dimostrerà per decenni) se ne intendeva davvero. Storia curiosa, se vogliamo, ma è chiaro che fra i due esisteva un rapporto particolare, una stima mai detta in modo aperto ma intuibile proprio in questa performance. Chi era il vero leader? E perché una label così prestigiosa come la Blue Note accolse solo questa performance in un periodo nel quale avrebbe potuto proporre quasi qualsiasi Jazzman sicura che d’esser confidata presso un pubblico vastissimo?

La storia del jazz è densa di avvenimenti come questo, un bel Mistero nel quale si aleggiò fra Hard Bop e Bop classico, per il quale il sassofonista Adderley riuscì a scritturare una ritmica formidabile con l’apporto di un giovane Miles Davis già maestro di soli nonostante la forte personalità di un leader che, teoricamente, mai avrebbe permesso a quello che comunque considerava non più un apprendista ma forse un comprimario magari in grado di togliergli spazio. Evidentemente la storia del jazz si è evoluta in modo diverso dalle storielle di invidie e rancori che invece hanno determinato il passo di altri generi musicali, pop in prima linea, poi rock e dite voi quali altri.

Il suono di Adderley è imperioso, spesso verticale negli alti che sa dominare con scioltezza e consistente impatto d’emissione, quasi ogni solo fosse il volo della sua ancia vibrante nella campana dell’ottone. In ogni caso, a ben sentire, Davis non fece troppa fatica a farsi strada nell’Idea jazzistica del presunto Leader, originale, elegantissimo, di una raffinatezza pressoché unica negli anni della trasformazione del Jazz in quel linguaggio che, volendo i protagonisti distinguerlo dalla ribellione parkeriana, definirono Hard Bop.

La trasformazione avvenne nell’Oltre delle improvvisazioni e delle armonizzazioni, nel recupero dei giri Blues che sembrano rendere il tutto più orecchiabile e più semplice nella forma classica fiato (sax o tromba)-piano-contrabbasso-batteria, appena ad un passo dalla Fusion, dal Soul Jazz piuttosto che dal Free, come del resto dimostrarono Horace Silver, Clifford Brown, Thelonious Monk, Art Blakey e Tadd Tameron. Tra costoro Julian Adderley (“Cannonball” per la sua corporatura non esattamente snella) divenne ben presto un punto di riferimento per moltissimi sassofonisti, ed ancor oggi viene considerato una guida per via del suo fraseggio tecnicamente perfetto e per la sua inventiva in improvvisazioni  nelle quali nessuna nota appare casuale o superflua, fatto di cui si accorsero soprattutto i jazzofili del tempo – contrariamente allo snobismo di molta critica musicale del tempo –  che furono catturati per il sapiente mix di jazz, gospel e soul distinto da un’immediata energia comunicativa.

Con fantasia, talento e mordente esecutivo, Cannonball regala in questo Blue Note un calore straordinario e appassionante anche grazie al nitido stile pianistico di Hank Jones, all'eleganza di Sam Jones al contrabbasso, alla gigantesca abilità batteristica di Art Blakey, strumentisti di primissimo livello particolarmente in vista in quegli anni, per non dir di Miles, che stava elaborando con lungimiranza, raffinatezza e creatività, un Sound che avrebbe indiscutibilmente segnato almeno 40 anni di jazz.

Oltre a questa storica performance consideriamo imperdibili “In San Francisco” (Riverside registrato live il 18 ottobre 1959) e “Mercy Mercy Mercy”, dove tra l’altro è interessante scoprire il formidabile talento pianistico del Joe Zawinul pre – Weather Report. Per Adderley primaria era la comunicazione col pubblico, pur se questo non lo portò mai ad indulgere a ruffianate per le classifiche e per gli indici di gradimento rilevati- dati alla mano-  dalle Radio della West Coast, che svolgevano un ruolo determinante per la diffusione del Jazz, o dai programmi televisivi delle maggiori emittenti statunitensi che avevano ben intuito quanto le Blue Notes fossero divenute patrimonio popolare nel senso più alto dell’accezione del termine.

Brani di riferimento Something’s Else, con un magnifico duetto tra sax e tromba doppiato dalla ritmica e poi rallentato dalle scale in acuto di Adderley e dal fraseggio composto di un Miles molto concentrato e dal pianismo classico e lineare di Hank Jones, il magnifico blues battente di One for Daddy nel quale Cannonball divaga su tutte le proprie potenzialità con la forza delle tante variabili rese più morbide solo dallo stilismo degli impareggiabili sovracuti di Miles e dal brunore dei medio bassi di Hank Jones al piano in forza di un tenore narrativo tanto lirico quanto notturno, come nell’originale lettura dello standard Love for Sale nella quale l’impeto davisiano irrompe unico nel suo livello di “spalla” al solo fluido di Cannonball, un vero capolavoro di modernità e passione per un Jazz “nero” in omaggio a Charlie Parker e Lester Young.

Storia!

Fabrizio Ciccarelli

Cannonball Adderley – alto saxophone

Miles Davis – trumpet

Hank Jones – piano

Sam Jones – bass

Art Blakey- drum

Side One

  1. "Autumn Leaves" Joseph Kosma, Johnny Mercer, Jacques Prévert     10:55
  2. "Love for Sale" Cole Porter      7:01

Side two

No.      Title    Writer(s)  Length

  1. "Somethin' Else" Miles Davis 8:15
  2. "One for Daddy-O" Nat Adderley  8:26
  3. "Dancing in the Dark"

Ascoltatelo su:

https://music.youtube.com/watch?v=CpB7-8SGlJ0&list=OLAK5uy_kcIPnNSrigTxp_UXPaUjKZBAxLKhGKedg

 

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