Dino & Franco Piana Septet, Seven, Rec.+Intervista

Dino & Franco Piana Septet

Seven

Alfamusic 2012

Come chi scrive di Musica ben sa, il Lettore non ama troppe parole per una recensione. Talvolta, però, la regola non può non essere infranta: la Sintesi può talora risultare sconveniente di fronte al “dialogo” con opere composite, belle e complesse come questa.

Mi perdoni, se crede, chi avrà la pazienza di andare fino in fondo. Chi preferirà il modo della Brevitas potrà trovare altri riferimenti critici in merito a questo album che, prima o poi, sarà ritenuto “di riferimento” per le Blue Notes italiane. Personalmente, l’Usa e Getta non mi interessa.

Di rado il jazz dà luogo a soluzioni sinfoniche, a percorsi evolutivi articolati in suites dotate di unicità di pensiero se non per metamorfosi avvenute negli ateliers dei “piani alti”, come avvenuto in casi del tutto eccezionali e che sono passati alla storia con i nomi di Duke Ellington, Charles Mingus o Gil Evans.

Nel caso di “Seven” sarebbe fuori luogo pensare ad un opportunismo di forme espressive che nulla abbiano da mostrare o dimostrare: cogliamo invece un’unicità testuale ed una visione appassionata proprio lì dove “arriva” la musica ed il sound perfeziona la memoria.

Al di là della consuetudine e della confusione con cui si usa il termine “jazz”, il Septet approfondisce il senso del “magico blue” nei paradigmi della tradizione attraverso letture contemporanee e dalla metrica composta e non casuale o effimera, dove emergono ricordi classici, sintesi eleganti tra linee melodiche ed armonia. Che siano dinamiche leggere e vibrate o curvature morbide e misurate è intenzione consapevole; consapevole come il lasciarsi andare nelle “strade del jazz”,vagando in giro per i “boulevards”del Blues, dello Swing, del Bop, del Cool.

Se vogliamo capire come possa nascere un album così possiamo immaginare un pacchetto di “Lucky Strike” senza filtro lasciato su un leggìo, fra l’ ottone lucente del sax e della tromba, proprio sotto la penombra del podio e della bacchetta del direttore d’orchestra più intellettuale fra gli incolti, o più incolto fra gli intellettuali, quale fu Gil Evans, spesso in bilico fra un’ouverture romantica, l’equilibrio bachiano e lo straniamento poetico. Miles Davis l’amò come un padre di nuove “note blu”, un padre “apollineo” e razionale per il proprio istinto “dionisiaco” e dirompente, negro e sempre alla ricerca di sintesi intimiste.

A mio avviso, per i Piana ed il Septet sembra che tutto possa partire da lì, da un metodo che non tenga conto dei dettami stilistici e degli obblighi estetici, e che piuttosto voglia porre i piani sfalsati della narrazione in un tempo interiore di evocazioni lontane, nelle prospettive di “Movimenti” inseguiti (il primo, di Enrico Pieranunzi), nell’elegia modulata dal groove ascendente del secondo, nella tenue nostalgia del terzo, nel fuggente cauto incauto del quarto (“High times for Boppers!”), nello scoprire che non esistono mai distanze fra l’amore per il jazz e la necessità d’immaginare un oceano profondo ed agitato, in cui smarrire frasi con cura consacrate in un’unica inestinguibile “memoria”, come in “Your Smile”, ballad autunnale e  piovosa cantata dall’inquieta evoluzione del flicorno di Franco Piana e del pianismo di Luca Mannutza.  

Gli accenti più liberi tornano nel turgore di “Eighty and One”, assimilazione progressiva e brillante che termina là dove vira il respiro notturno di “Dark Eyes” e danza fiammante il “veloce” di Lee Konitz, Gerry Mulligan, Joe Lovano e Coleman Hawkins in “Asimmetrico”. Il poderoso gioco  dei fiati di Max Ionata, Fabrizio Bosso, Dino e Franco, è un magnifico passo alterno fra divertimento “live in studio” e vigore da “jam session”, reso fluido dalla sospensione bop negli accenti fulminanti  del contrabbasso di Giuseppe Bassi e negli “stops” creativi di Roberto Gatto. Il sapere ed il sognare, poi, nello spazio variopinto e bruno di “Sunlight”, cantabile e atemporale tema dall’andatura diffusa in scure e leggendarie profondità che emergono nell’attonita pressione di “Step by Step”, partitura fulminea e acrobatica la cui statica instabilità preme nel solo di Enrico Rava e spazia in una conclusione che non sembrerebbe mai dover giungere.  

L’album è un bellissimo viaggio jazzistico in cui, come ha perfettamente intuito il decano di noi tutti, Adriano Mazzoletti, “tutti i solisti hanno l’ambizione di soggiogare e affascinare l’ascoltatore, sottoponendolo ad una tensione crescente”.

Ne parliamo con Dino e Franco.

Un dialogo “aperto” mosso da un senso delle blue notes più moderne ed inclini al dialogo con la musica del 900, sia classica che jazz. Cosa ha spinto questa meditazione così eclettica ed ispirata ad un’interpretazione spontanea ed eccellente nella sua irregolarità creativa?

Franco : E' nato tutto abbastanza spontaneamente. Per me la melodia ha una grande importanza per cui ho iniziato a scrivere i temi e poi ho pensato a come arrangiarli per  4 fiati piu' ritmica. Da qui nasce l' esigenza di dare importanza ad un' altra componente alla quale tengo molto che è L'interplay. Nel pensare all' arrangiamento infatti ho cercato di creare vari dialoghi tra gli strumenti. Alcuni sono scritti, altri sono totalmente improvvisati.Ho cercato anche di variare i timbri con diverse forme di arrangiamento. Di certo aver ascoltato fin da ragazzo i grandi del jazz e poi i grandi compositori come Ravel Debussy.. mi ha fatto capire una volta di più quanto sia importante studiare.

Dino : Quando Franco mi ha fatto ascoltare i frammenti della suite ho capito subito che c'era qualcosa di buono e l'ho esortato a continuare. Poi durante la prima prova , mentre suonavo la mia parte , ho avuto la sensazione che avesse trovato quello che cercava..Franco : Penso di sì, anche se non si smette mai di cercare...

Si ha la sensazione di una suite intesa in senso vibrante secondo l’intuizione di Ellington e Stan Kenton, passando per Quincy Jones e Gil Evans. Un percorso in continua espansione, testimonianza di vitalità e ricerca: perché questa esigenza?

Franco: L' esigenza nasce dal fatto che la musica fa parte della mia vita e quindi quando ho un'idea la scrivo subito. In fondo la suite nasce da quelle 4 note poi sviluppate che troviamo nell'intro di “Open Dialogues” . Quel frammento sarà la base su cui si svilupperà la composizione. Voglio inoltre dire che l'intensità e dovuta anche alla grande sensibilità e personalità dei musicisti con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare.

Dino : Concordo con Franco. Sono stato particolarmente felice di suonare con loro perché oltre ad essere grandi musicisti sono anche grandi amici. Per ritornare alla suite, mi sembra che ci sia una buona coesione tra parti scritte e pari improvvisate senza dimenticare mai il feeling del jazz e lo swing.

Com’è avvenuta la registrazione dell’album, che appare un dialogo fra comprimari ispirato da una volontà di creare più che di eseguire?

Franco :Quando abbiamo fatto la prima prova ci siamo capiti subito . Abbiamo curato le parti arrangiate in ensemble e poi ho lasciato a tutti la massima libertà con  un occhio di riguardo ai dialoghi che, mi sembrano molto divertenti.

Dino : E' vero ogni musicista mette la propria opera al servizio del progetto, e questo è molto importante.

Possiamo considera la performance più di un evento singolo? E’ in realtà un progetto dilatato in un futuro da cui attendere sviluppi?

Franco : Spero che questa collaborazione possa avere un futuro. il 23 Maggio siamo stati alla Casa del Jazz per la presentazione del  Cd e confido in altre opportunità.

Dino : Spero anch'io che ci possano essere sviluppi e sono molto fiducioso al riguardo.        

Grazie dello spazio che ci avete dato . 

Fabrizio Ciccarelli

 

Dino Piana Trombone ; Franco Piana Flugelhorn; Fabrizio Bosso Trumpet and Flugelhorn; Max Ionata Sax; Enrico Pieranunzi, Luca Mannutza Piano; Giuseppe Bassi Double Bass, Roberto Gatto Drums; Enrico Rava Trumpet.

Artistic production: Roberto Gatto

Executive production: Alessandro Guardia & Fabrizio Salvatore for AlfaMusic

Production Supervision: Fabrizio Salvatore

OPEN DIALOGUES  Suite

  1. I MOVIMENTO
  2. II MOVIMENTO
  3. III MOVIMENTO
  4. IV MOVIMENTO
  5. YOUR SMILE          
  6. EIGHTY AND ONE
  7. DARK EYES
  8. ASIMMETRICO
  9. SUNLIGHT
  10. STEP BY STEP

All compositions and Arrangements by Franco Piana

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